fbpx

È iniziata quasi 6 anni fa la collaborazione tra Opera San Francesco e Cooperativa Martinengo di Milano: le responsabili di questa realtà milanese – una cooperativa sociale nata e quindi strettamente legata alle Suore di Carità dell’Assunzione, che opera dal 1985 per il sostegno alle famiglie del Municipio 4 e 5 – si sono rivolte all’allora Presidente di OSF Padre Maurizio Annoni, quando si trovarono ad affrontare una crescente richiesta di aiuto per il momento del pasto da parte delle famiglie stesse ed una mancanza da parte del Comune a dare il proprio supporto e riconoscimento economico a tale richiesta.

È stato un momento difficile: si trattava di interrompere un fondamentale servizio che garantivano alla comunità, quello di mensa per i bambini che dopo scuola, avendo i genitori che lavoravano, non sapevano dove consumare il pasto. Da qui la decisione di chiedere aiuto per continuare a erogare i pasti, sia nel proprio centro diurno – la Casa di Sam -, che nel convento, due sedi dove, in tutto quotidianamente, vengono accolti circa 70 minori.

Un sostegno concreto per il buon funzionamento di questa mensa che ora, con la pandemia in corso, si è trasformato in aiuti alle famiglie sotto varie forme: alcune hanno bisogno di essere supportate tecnicamente nelle lezioni da casa perché spesso sono senza mezzi tecnologici; altre devono affrontare la perdita del lavoro e quindi seri problemi economici anche per far fronte alla sola spesa settimanale; altre ancora necessitano dei dispositivi di protezione anti covid.

Nell’ultimo anno quindi c’è stata da parte della cooperativa una presa in carico e un’attenzione particolare alla famiglia e la conseguente riconversione del sostegno. Dal dialogo quotidiano con i nuclei famigliari è emerso un forte disagio economico: nelle zone di loro competenza, specie in Corvetto, c’è infatti un’altissima percentuale di famiglie straniere – provenienti dal Sudamerica, dal Nordafrica, dal Marocco, dall’Egitto e dallo Sri Lanka – che ha subito in modo molto profondo le conseguenze del virus. Da una parte c’è il malessere dei genitori per la mancanza di lavoro, la precarietà e la paura del contagio, dall’altra la situazione delicata dei bambini per i quali senza scuola, spesso non esisteva più alcun contatto fuori dalla famiglia. Ciò significa per i bambini “stranieri” in lockdown perdere l’uso della lingua italiana e quindi avere grandi difficoltà per reinserirsi.

Tante emergenze da più parti, in più sensi. Parliamo quindi di disagi psicologici, a volte psichici oltre che puramente economici ai quali si cerca di porre rimedio grazie a una squadra di circa 70 operatori che coadiuvano la cooperativa: infermieri professionali che lavorano a domicilio con i malati – la cooperativa infatti si occupa anche di questo – , fisioterapisti, educatori per minori e disabili, alcuni psicologi e poi i coordinatori.

Negli ultimi mesi è stata intensificata la supervisione con educatori per maggior coordinamento e non sono mai abbastanza queste figure per le necessità riscontrate. Le segnalazioni arrivano dal lavoro in rete fatto con le istituzioni, le scuole e il territorio.

Un lavoro impegnativo e quotidiano dunque che OSF sostiene con convinzione perché vuole estendere la sua rete di supporto alle famiglie più bisognose. Se desiderate avere più informazioni su questa realtà e aiutarla concretamente, potete farlo sul loro sito ufficiale.

Seguici sui social network