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“Abito qui vicino e venivo a Messa dai frati; quando anni fa hanno annunciato l’apertura del nuovo Poliambulatorio accanto alla chiesa e al convento, avevo appena lasciato il mio posto in ospedale e quindi disponevo di più tempo libero. Volevo fare del volontariato ed è capitato tutto al momento giusto. Da allora sono un medico del Poliambulatorio. Questo è un centro con delle possibilità diagnostiche di base, in ospedale si può fare di più chiaramente, anche perché ci sono altre strumentazioni. Quello di OSF è un piccolo ambulatorio specialistico e se c’è bisogno di qualcos’altro, di più specifico, diventa complicato perché noi visitiamo soprattutto persone che non hanno accesso al Servizio Sanitario Nazionale. Qui, dal punto di vista umano c’è molta varietà, anche se lavorando in un ospedale con un pronto soccorso molto grande ero già abituato ad assistere pazienti che non hanno assistenza sanitaria. In OSF ci si preoccupa molto delle esigenze del paziente, si cerca di risolvere i problemi e di mettere a proprio agio le persone, tenendo conto delle storie di ciascuno. Nell’ospedale pubblico dove lavoravo, la preoccupazione era soprattutto quella del funzionamento del sistema e la soddisfazione di chi ci lavorava, non i pazienti.

Tra i pazienti ci sono dei blocchi di nazionalità: il Nord Africa, molte persone di lingua araba, i sudamericani, meno l’est europeo. Vengono anche bambini. In media i pazienti sono soddisfatti, di solito le lamentele nascono dalla paura, dal disagio. Spesso infatti sono persone abituate a essere rifiutate e allontanate e quindi vivono un “no” o un’attesa prolungata come un sopruso. La maggioranza dei pazienti però ci apprezza e capisce anche i limiti del nostro intervento. Per quel che riguarda il mio lavoro, prima in pronto soccorso dedicavo pochi istanti al paziente e tutto finiva lì, qui è diverso, c’è più tempo da dedicare alle persone. Le visite sono complete, si cerca di avere una situazione di salute generale, di non soffermarsi solo sul problema per cui il paziente si è presentato.

Quando mi alzo la mattina e so di dover venire in Opera San Francesco, sono contento, perché qui mi sento utile. È interessante, sia dal punto di vista umano che delle patologie che si incontrano. Molti non hanno mai fatto una visita di questo tipo. Alcuni hanno sempre considerato normale avere dei problemi visivi e quindi non hanno mai pensato di farsi curare, quando poi arrivano qui e fanno una visita, scoprono che avrebbero potuto stare meglio. Molte patologie che vedo al Poliambulatorio infatti sono in un grave stato di avanzamento proprio per questo motivo”.

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