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Un autorevole quotidiano, di recente, ha pubblicato alcuni commenti riguardo il Rapporto sui diritti umani 2018 di Amnesty International.
Anche l’Italia è fotografata e il rapporto presenta il comportamento degli italiani in tema di razzismo e xenofobia. A sentire Amnesty i dati sono poco rasserenanti scoprendo un’Italia intrisa di ostilità, razzismo, xenofobia e paura ingiustificata dell’altro. Rispetto all’anno precedente c’è stato uno sviluppo preoccupante: infatti anche le associazioni o altre forme di volontariato che praticano la solidarietà, l’accoglienza e la condivisione sono messe sotto accusa e tacciate di “collaborazionismo”.

Mi capita di leggere sulla pagina social di Opera San Francesco i commenti degli utilizzatori: non risparmiano parole a volte anche dure sul nostro operato sostenute da slogan alcuni dei quali non riferibili. Pur rispettando la libertà di pensiero, sono convinto che fomentare la divisione e l’esclusione non favorisca la risoluzione del complesso e grave problema migratorio.

Ma fortunatamente nel rapporto di Amnesty la visione del mondo che ci circonda non è così negativa. Se da una parte ci sono i predicatori dell’intolleranza che vogliono presentarci un pianeta strangolato dalla paura, dove è più facile costruire muri che gettare ponti, dall’altra rimane la certezza che sempre più persone si mobilitano per contrastare questo messaggio, che l’attivismo equivale all’impegno per una società più equa dove i diritti di ciascuno siano rispettati.

OSF nel suo quotidiano impegno garantisce il diritto al cibo, all’igiene personale, alla salute, alla casa. I gesti che poniamo non sono elemosina, ma segni di donazione e di condivisione
 perché tutti coloro che si rivolgono a noi possano godere degli stessi beni fondamentali per una vita dignitosa.
L’esperienza in OSF mi ha personalmente formato a vivere la dimensione dell’accoglienza nella sua dimensione universale e secondo criteri che cercano il bene delle persone e nel contempo dell’organizzazione. Mi auguro che coloro che oppongono l’ostilità, l’indifferenza o, purtroppo, l’odio all’accoglienza possano incontrare migranti, rifugiati ma più in generale i poveri senza pregiudizi o vivendo l’altro come un pericolo o un problema.

L’ispirazione di Francesco d’Assisi ci sprona a valorizzare l’esperienza della fraternità, luogo non solo dell’incontro ma della cura reciproca, della solidarietà, dell’affermazione del bene comune.
Negare l’accesso ai diritti fondamentali quali il cibo, le cure mediche, l’alloggio, l’igiene personale vuol dire aumentare una disperazione senza fine con gravi ripercussioni sulla persona e sulla società. L’accoglienza valutata, ragionata, costruita nella concretezza e secondo le proprie capacità e possibilità non può cedere il passo al rifiuto e all’esclusione. 
Solo una società accogliente può garantire una pace duratura.

Pace e bene

padre Maurizio Annoni

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