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Ivana ha vissuto per molti anni tra l’Inghilterra e gli Stati Uniti, anche se i genitori sono pugliesi, ed è in Italia da soli 4 anni. Prima frequentava la Mensa di corso Concordia, da gennaio quella di Velasquez, dove l’abbiamo incontrata.

“Ho sempre lavorato nel campo del lusso e della moda, sia in Inghilterra che a Roma e a Milano. A ottobre dello scorso anno è cambiato tutto: mi sono ammalata, sono stata in ospedale, ho perso il lavoro e ho dovuto lasciar casa. Tutto insieme.Mi sono ritrovata senza sapere dove andare e sono finita in vari dormitori. Una famiglia non ce l’ho mai avuta, non so cosa sia avere un appoggio, ho dovuto contare solo sulle mie forze ed è per questo che in una situazione di difficoltà sono arrivata in OSF. E ho rimesso in discussione tutta la mia vita.

È successo tutto questo perché ho investito i miei risparmi in un’idea imprenditoriale con altre persone. Ho gestito male il denaro, credendo che questo progetto sarebbe partito subito e invece mi sono trovata in grandissima difficoltà. Sono stata costretta ad andare al CASC (Centro Aiuto Stazione Centrale): lì ti assegnano un posto letto. Mi hanno dato un posto letto in un piccolo “villaggio” in via Ettore Ponti, lì mi sono trovata molto bene perché ero insieme ad altre 20 donne, eravamo una famiglia. Ero molto depressa, non è stato facile all’inizio abituarsi all’idea che avrei dormito in un centro accoglienza in mezzo ai senza dimora, tra persone davvero disagiate, che hanno perso tutto.

Persone da tutto il mondo: prostitute, tossicodipendenti, con gravi problemi mentali. Il peggio è che quando sei in un dormitorio bisogna lasciare le stanze entro le nove e ritornare solo alle 17. Io avevo delle amiche dove andare, altrimenti soprattutto in inverno sarebbe stato un incubo. Molti centri di accoglienza poi sono aperti solo per l’emergenza freddo, mentre viale Ortles non chiude mai.

Ora sto facendo la babysitter, aiuto dopo la scuola dei bambini. Mi piace lavorare con i piccoli, vorrei lavorare negli asili. Ancora non posso permettermi di prendere una casa per conto mio. Spero succeda presto, per ora vengo qui in Velasquez e mi trovo molto bene.

Questa per me è stata una caduta molto forte, ma anche un’esperienza di vita, ho rivalutato me stessa e le persone che mi circondano. Oggi mi relaziono con persone che prima disprezzavo. Ho capito molte cose. Soprattutto che queste persone devono essere amate e non allontanate. Dovremmo liberarci di tanti pregiudizi, non è facile ma dovremmo farlo, tutti. Io ne ho guadagnato.

Durante questo periodo di grande difficoltà non ho ricevuto molto aiuto da chi prima mi era amico. Forse è per questo che mi sono avvicinata alla religione: credo che sia stato il Signore ad aiutarmi a guardare il futuro con speranza. Oggi per me la solidarietà è capire il prossimo prima di aiutarlo. Per aiutarlo devi capirlo”.

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