Pubblicato il 30 Maggio 2019 Quando incontriamo Valentin è al Servizio Docce, si è appena lavato. Ci racconta che non lo faceva da parecchi mesi. Vive e dorme per strada da più di metà della sua vita e ora ha 57 anni. Parla in modo velocissimo e ad alta voce perché, spiega: “Non sono più abituato, non so come si fa”. Il suo racconto è difficile da seguire: ha tanto da dire ma vaga tra i suoi ricordi e le parole come fa tra le strade di Milano dove vive. È italo bulgaro, ha studiato Botanica all’Università, è stato sposato e ha dei figli di cui però sa poco o nulla. Ricorda di essere stato solitario, senza amici, e diverso dagli altri, sin da bambino. Suo padre era un pastore e questo l’ha portato a cambiare molte volte casa e luoghi, la vita di adesso quindi per lui non è strana, né ne vorrebbe un’altra. “Io non ho mai voluto niente, non ho mai chiesto nulla. Invece la gente pretende, vuole cose materiali, io non desidero “cose”. Da sempre io rifiuto la società: amo tutti ma non posso stare con nessuno. Sin da piccolo ho sempre odiato il denaro. Anche quando ho avuto un lavoro e quindi dei soldi, li distribuivo, li donavo alle associazioni: per l’ambiente, per la lotta alle malattie (i miei sono morti di cancro), anche a favore dei terremotati. Ciò che sogno è un mondo senza frontiere, senza denaro, senza armi, senza auto…”. Dopo la morte del padre è venuto a Milano ed è qui che incontra anche padre Maurizio. “Sono vent’anni che conosco Maurizio, da quando aveva ancora i capelli e la barba neri. Era un uomo buono, mi commuovevano le sue omelie, per questo sono stato al funerale. Io vivo per strada ma sono io a volerlo. Ho da mangiare: vado nelle mense di Opera San Francesco e in altre. Anzi, nella borsa ho sempre qualcosa da dare ai senza tetto. Se non ho fame io magari ne hanno gli altri. Le altre cose di cui tutti si preoccupano sono tutte superflue. Secondo me il primo passo verso la libertà è togliere il denaro.”