Pubblicato il 28 Aprile 2020 A due mesi dalle prime restrizioni per contenere il coronavirus, abbiamo girato tutti i servizi di Opera San Francesco per parlare con chi li gestisce e farci raccontare le disposizioni prese, gli umori degli ospiti e dei volontari e le speranze di chi si rivolge a OSF. Andrea, Responsabile Mensa corso Concordia, ci racconta il servizio in questo periodo così particolare. “Sono diminuiti gli utenti ma quelli che vengono sono davvero disperati. Sembrano persone che non hanno alcuna altra risorsa. Tra questi ci sono delle facce nuove: persone che con tutta probabilità in passato avevano fatto la tessera ma hanno utilizzato poco i servizi o quantomeno il servizio Mensa. La dimostrazione l’abbiamo avuta il giorno di Pasqua: avevamo preparato circa 800 pasti, tenendo conto dei dati registrati i giorni precedenti, ma si dev’essere sparsa la voce che ci sarebbe stato un sacchetto speciale, e siamo stati invasi da 1020 persone. Una bella invasione, sia chiaro. Non ci siamo persi d’animo e abbiamo fatto preparare altro cibo per tutti. Sono stati tutti contenti e sono andati via con il loro uovo di cioccolato. Molti di loro non sembrano curarsi troppo del virus, siamo noi a invitarli a mettere la mascherina e a pregarli di mantenere le distanze. Siamo molto rigidi su questo, è importante per loro e per noi”. Fra Daniele è il Responsabile della Mensa di piazzale Velasquez che continua a distribuire sacchetti agli ospiti. “All’inizio i nostri ospiti credevano che la situazione si risolvesse in poco tempo e continuavano a venire nonostante i sacchetti. Mano mano che il tempo è passato però si sono presentati sempre meno persone: chiaramente preferivano mangiare seduti un pasto caldo. Ora, anche se cerchiamo di fare degli ottimi panini, con la cotoletta, l’hamburger, l’afflusso è molto sceso. Dai circa 300 pasti serviti prima del virus, oggi ne serviamo 150/160 massimo. Hanno accettato questa nuova mensa e comunque ci ringraziano. Da noi si vedevano molte famiglie, specie sudamericane, ora ne è rimasta solo una. Ci sono anche delle facce nuove, ma poche. Per non creare assembramenti apriamo più tardi ed entrano pochi per volta in cortile e uno alla volta per ritirare il sacchetto. Chi non ha la mascherina non accede e siamo disponibili a distribuirne a chi ne ha bisogno. È tutto molto scorrevole e limitiamo al minimo i contatti anche con i volontari che comunque hanno tutti i presidi necessari. I volontari più anziani abbiamo preferito rimanessero a casa ma, nonostante questo, siamo riusciti a garantire il servizio. Tutti si sono dimostrati molto disponibili e non mancano di offrirci aiuto, soprattutto i frati che studiano in convento”. Marco è Referente del Sevizio Docce durante l’emergenza coronavirus e descrive chi frequenta ora OSF. “Da un mese e mezzo circa seguo tutti i giorni come referente il Servizio Docce per dare una mano a fra Domenico. In passato sono stato volontario 7 anni, quindi conosco bene tutta l’organizzazione. Oggi, con questa emergenza, arrivano le persone che hanno davvero bisogno, i senza dimora per intenderci. Sono sia italiani che stranieri. Confrontandomi anche con gli altri volontari, crediamo di poter dire che in molti ora vengano da noi perché altre realtà sono chiuse o magari sono troppe lontane da raggiungere. Siamo anche noi davvero scrupolosi sulle precauzioni da prendere e, oltre a rispettare tutti la distanza di sicurezza, consegniamo una mascherina all’entrata e una alla uscita oltre a un igienizzante arrivatoci grazie a una donazione. Chi ha voglia di parlare ci racconta che ora è ancora più difficile la vita per loro: se non c’è in giro nessuno, non c’è nemmeno aiuto dalla gente. Per questo sono ancora più mal messi e nervosi ma quanto escono ci dicono che siamo una benedizione e fa piacere“. Il direttore sanitario del Poliambulatorio, Dott.ssa Lauretta Seccia, fa un bilancio di questi due mesi di emergenza. “Le visite quotidiane, dalle quasi 200 al giorno, sono scese a 75/80, che non sono comunque poche. Questo perché abbiamo dovuto procedere alla sospensione di visite specialistiche programmate da tempo effettuando solo quelle urgenti al fine di tutelare maggiormente sia i pazienti che i medici volontari. Per i pazienti che necessitavano di più visite specialistiche e/o esami diagnostici (per es. esami ematici, ecografie, ecc) si è cercato di concentrare il tutto in un unico giorno e, nelle specialistiche in cui era fattibile, si è svolto il lavoro di telemedicina trasmettendo al medico specialista gli esiti degli esami ematici e/o strumentali, convocando pertanto solo quelli urgenti per cui era necessario impostare e/o modificare terapie già in atto. Per quanto riguarda i possibili pazienti covid, è stata predisposta un’entrata separata e, una volta entrati, i malati vengono visitati in una ambulatorio ad hoc al piano terra gestito da personale apposito che ha tutte le misure di sicurezza necessarie. Qualora poi riscontrassimo sintomi riconducibili a covid chiamiamo subito il 112 che interviene con l’ambulanza per il ricovero. In generale, a qualunque persona si rechi al Poliambulatorio viene misurata la temperatura. I pazienti sono già ben informati e hanno dimostrato molta pazienza: hanno capito la situazione e il nostro lavoro in emergenza. Noi distribuiamo a tutti mascherine e guanti in modo da farli sentire ancora più sicuri. Dopo due mesi, posso dire che qui al Poliambulatorio è andata anche meglio di come avremmo pensato: ci siamo saputi organizzare molto bene. Il personale non si è risparmiato. D’altra parte siamo un servizio territoriale essenziale, definito così dalle stesse autorità sanitarie, e abbiamo per questo risposto anche alle necessità di nuovi pazienti che non conoscevamo e che prima, con tutta probabilità, si rivolgevano ad altri enti ora chiusi”. Alessandro è il Referente per il Servizio Accoglienza che eroga le tessere di OSF. Qui ci fa il punto di questi due mesi. “Per evitare allo sportello assembramenti di persone in fila per rinnovare la tessera che dà diritto ad accedere ai servizi, abbiamo deciso di rinnovare tutte quelle attive e vicino alla scadenza fino ai primi di maggio. Una scelta fatta già a inizio emergenza per salvaguardare la salute dei nostri utenti. Anche per questo motivo, gli ospiti che vengono al servizio sono sensibilmente diminuiti. Chi ha bisogno di informazioni ha comunque assistenza, c’è sempre un volontario ad ascoltarli e da tempo consegniamo a chiunque una mascherina per proteggersi. Nessuno si lamenta, anzi, ci ringraziano per essere rimasti aperti. Alcune realtà sono chiuse e siamo diventati ancora più importanti”.