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Al Servizio Docce di OSF c’è sempre un gran via vai, anche in questo periodo particolare in cui, per rispettare le norme igienico sanitarie dovute al coronavirus, ad accedere sono meno persone. Occorre evitare che i locali siano troppo affollati, quindi è stato ridotto il numero di docce utilizzabili senza però interrompere quest’importante aiuto ai poveri, soprattutto alle persone senza dimora. Nel mese di maggio però, per migliorare la situazione, è stata riaperta l’unica doccia dedicata alle donne. Un altro piccolo passo avanti verso la normalità.

Qui, da qualche mese ormai, presta servizio anche Misô un frate di 41 anni originario di Dubrovinik. Parla un buon italiano e abbiamo chiacchierato con lui per farci raccontare questa nuova esperienza.
Mancano ancora 2 anni al termine del suo “percorso” di fede che in gran parte ha vissuto nel nostro paese: è stato infatti vicino Rovigo, poi a Tortona e ora a Milano.

“Era la prima volta che venivo in Italia e non sapevo per niente la lingua. Non è stato semplice ma stare qui mi piace moltissimo.  In OSF ho iniziato a settembre, inizialmente solo una volta a settimana alle Docce e il sabato mattina alla Mensa. Poi, con il coronavirus, mancavano dei volontari e ho deciso di venire tutti i giorni, a pieno ritmo. Per me era tutto nuovo, non avevo mai visto servizi simili.
Con le nuove disposizioni, ci sono solo 3 docce e quindi non tutti riescono a usufruirne, questo mi dispiace ma facciamo di tutto per aiutare quante più persone possibili.

Prima di decidere di intraprendere questo percorso di fede facevo il marinaio, quindi ho girato tutto il mondo e conosco bene i paesi dai quali provengono i nostri poveri: Malesia, Africa, Sudamerica. Anche lì in molti vivono ai margini, per strada, non hanno nemmeno da mangiare. Qui c’è qualcuno che li aiuta, nei loro paesi d’origine nemmeno quello. A volte quindi, sembra assurdo, ma sono “contenti” di essere qui, anche se poveri.

Il mio incontro con Gesù è avvenuto molto tempo fa: sono nato in una famiglia cattolica ma quando sono andato a lavorare a 18 anni sulle navi ho dimenticato la mia fede, non frequentavo più la chiesa. Inizialmente ho apprezzato questa nuova vita: forse perché avevo vissuto la religiosità come una costrizione e improvvisamente ero libero di fare ciò che volevo. Poi però ho cominciato a sentirmi molto giù. Ho letto un testo, “Incontro con Dio vivo”, e anche grazie a questa lettura, ho ritrovato lo Spirito Santo. Mi ero allontanato spiritualmente e fisicamente: in quel periodo ho intrapreso un viaggio dal Venezuela sino alla Turchia e lì ho iniziato a pregare.

Ho capito che Dio mi ama come sono e mi sono sentito meglio. Tutto ciò che cercavo nella vita l’ho trovato in Gesù. Tutto il mio percorso, peccati compresi, mi ha portato a lui. Ma non è stato semplice, tutto chiaro sin dall’inizio: a un certo punto sono anche scappato, poco prima di essere ordinato diacono. Ho avuto anche una ragazza ma non era la mia strada. Ero invidioso di chi aveva terminato il suo percorso di fede e quindi ho definitivamente capito cosa dovevo fare. Ora ne sono certo, non ho più dubbi.

In un certo senso c’è una analogia con i poveri, con la gente che viene qui in OSF: credo che cerchino soprattutto il contatto. Spesso sono perse, penso abbiano bisogno del Signore. Forse non basta dargli cose materiali e soddisfare i beni primari.

Mi piacerebbe rimanere ancora in Italia, non mi manca molto la mia città. È un posto molto piccolo, ci conosciamo tutti: ora lì tutti sanno che sono a Milano. È come un paese. Tutta la Croazia ha solo 4 milioni di abitanti.”

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