Pubblicato il 26 Agosto 2020 La donna che gli operatori di OSF hanno incontrato nei servizi, è così grata a Opera San Francesco, a chi l’ha aiutata, curata, assistita e soprattutto ascoltata, che ha scritto un ampio testo – quasi un memoriale della propria vita – dove molte pagine sono dedicate a una lunga serie di grazie per tutti gli “angeli”, come lei li definisce, che le hanno teso la mano. Una forma di riconoscenza rara e preziosa che restituisce l’importanza di ciò che è stato fatto per questa donna che ha superato tante difficoltà nella vita e si è ritrovata a vivere per strada in un paese per lei straniero e sconosciuto ma che, dopo tanti anni e nonostante tutto, scrive di amare: “Grazie Italia! Sei il mio paese, un paese magnifico, con gente calorosa che ha sempre voluto aiutarmi. Il mio cuore è qui!” Ora può godere di attimi di normalità. Le è stata data infatti la possibilità, grazie al Progetto Housing First, di alloggiare in uno degli appartamenti di OSF. Questo le permetterà di tornare a una quotidianità come quella che forse ha vissuto quando era più giovane e viveva nel suo paese d’origine che oggi descrive con precisione e un affetto immutato, come fosse partita poco fa. La sua non era una situazione al limite, anzi, aveva una vita e una condizione sociale ed economica buona che avrebbe potuto far presagire un futuro di serenità e agiatezza. Invece non è stato così: due matrimoni alle spalle, una figlia, gravi malattie e perdite dolorose l’hanno condotta in Italia, lontano dalla sua terra d’origine e dai suoi cari. Qui ha dovuto, nonostante le sue competenze e i suoi studi, fare la badante di persone molto anziane e molto malate: non è sempre stato facile e non tutti i datori di lavoro l’hanno trattata con rispetto e pagata onestamente. Sono vicissitudini sentite troppo spesso purtroppo. Così, senza sapere nemmeno come, persa l’occupazione, è finita prima a dormire in una stanza in condivisione e poi addirittura nella stazione di una grande città. Per questo ha cominciato a frequentare OSF e i suoi servizi. Perché si è trovata in una condizione di estrema difficoltà e disagio. Ha avuto bisogno di cure al nostro Poliambulatorio dove è stata seguita con attenzione per le sue patologie e ha dovuto anche usufruire dei pasti caldi offerti dalle Mense per sfamarsi. La sua è la storia di molte delle persone che vediamo ogni giorno perse, sole e povere nelle nostre città. Non sappiamo mai cosa si cela dietro la loro attuale condizione. Spesso infatti è difficile avvicinarle e tentare di aiutarle ma il Progetto Housing First serve anche a questo: a dare una speranza a questa signora e a chi come lei crede di non averne più una. Ora vive in un appartamento e cerca di riconquistare autonomia, dignità e normalità. Un obiettivo difficile che ci auguriamo di contribuire a raggiungere anche grazie al sostegno dei nostri donatori.