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Passeggiando per le vie centrali della città – Milano – sembrano essere sempre di più. Sono le persone senza dimora, uomini e donne che vivono per strada o che comunque non hanno una sistemazione propria e sono costretti a dormire nei dormitori pubblici o in altre strutture.

In Opera San Francesco ne vediamo quotidianamente: al Servizio Docce e Guardaroba qualcuno di loro cerca un po’ di normalità in una doccia calda e in abiti più puliti, alle Mense ricorrono per poter consumare un pasto dignitoso, allo Servizio Accoglienza invece c’è chi domanda dove poter trovare un riparo per la notte.

I nostri volontari in quest’ultimo caso spesso li indirizzano al CASC – il Centro Aiuto Stazione Centrale – in via Sammartini in zona Stazione Centrale a Milano. Qui 3 coordinatori (2 del Comune, 1 della cooperativa che collabora con l’amministrazione comunale in questo ambito) insieme a operatori, assistenti sociali, medici e mediatori culturali si occupano appunto delle emergenze di tutta la città metropolitana di Milano. Di che tipo di emergenze parliamo? Si tratta soprattutto di persone senza dimora ma anche di migranti, vittime di violenza e di chiunque si trovi in una situazione di pericolo e instabilità gravi, sia croniche che temporanee.

Il CASC nel 2019 ha registrato una media di 7.800 utenti al mese. La maggioranza di queste persone durante lo scorso anno ha fatto richiesta – se ne contano oltre 5mila – di un posto letto, di un ingresso in un dormitorio o di un alloggio a lungo termine.
Al CASC tengono quindi anche le fila di tutti i dormitori e delle comunità: sanno quanti posti sono disponibili e smistano di conseguenza le persone che si rivolgono loro. Da qualche tempo questa realtà istituita dal Comune di Milano collabora attivamente e frequentemente con Opera San Francesco e la sua Area Sociale per il progetto Housing First che gli educatori di Opera gestiscono.

Si tratta del progetto che dà la possibilità a delle persone senza dimora di avere a disposizione uno degli appartamenti di OSF per riprendere una vita quanto più possibile normale. Queste persone vengono segnalate ai nostri operatori dal CASC e, una volta accettato il patto proposto, vengono inseriti nelle abitazioni e costantemente seguiti.

Le caratteristiche che queste persone devono avere per accedere all’Housing First sono: la cronicità, ossia viene inserito solo chi da molti anni vive per strada, per cui questa situazione non è solamente temporanea; l’autonomia, chi partecipa deve quindi essere in grado di svolgere una vita quotidiana per lo più autonoma e di riconoscere gli eventuali pericoli; la disponibilità, la persona in questione deve infatti accettare di ricevere le visite domiciliari dell’équipe multidisciplinare di OSF. Infine i beneficiari devono essere in regola con i documenti – il CASC li supporta anche in questo – e compartecipare per quanto loro possibile, alle spese della casa attingendo al proprio stipendio, alle pensioni, al reddito di cittadinanza o a qualunque altra entrata abbiano.

Fino ad adesso, tutti coloro che hanno aderito al progetto, hanno accettato di buon grado le “regole”. Considerano quella offerta un’opportunità e partecipare alle spese e vivere in autonomia è per loro molto dignitoso. Lo scopo ultimo è aiutare queste persone a modificare la loro quotidianità e autoregolarsi, tutto adottando metodi non coercitivi.
Prima dell’ingresso in casa, più volte gli educatori di OSF incontrano i beneficiari per parlargli e spiegare loro il progetto che può protrarsi a lungo. Non esiste una scadenza, molto dipende dalla singola situazione e da quale base di compromissione si parte.

In OSF si lavora a questo progetto dal 2014/2015, l’esperienza è ormai piuttosto consolidata: i nostri educatori partecipano a diverse formazioni, e uno di loro, Abele, è diventato formatore a sua volta e dunque un riferimento per altre associazioni. Sono loro a raccontarci che l’Housing First è la formula più all’avanguardia e che dà maggiori risultati per i senza dimora e dunque ci si auspica che si trasformi da sperimentazione in una pratica fissa tra le politiche sociali del Comune.

È bene sapere che sia Opera che il CASC continuano a seguire e fare colloqui ai beneficiari del progetto e da poco è stato anche istituito un Housing cafè per tutti i partecipanti dell’Housing: un momento informale tra chi partecipa al progetto ed educatori per creare connessioni, contatti e nuove relazioni.

Questo prezioso lavoro di rete tra istituzioni e OSF è la strada giusta per garantire sempre maggior aiuto alle persone senza dimora.

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