Pubblicato il 21 Novembre 2021 Chiarina ha 69 anni e il suo nome rispecchia bene la sua figura minuta. È nata in provincia di Caserta ma dal 1982 vive a Milano: “Sono venuta qui per lavorare con tanto sacrificio…” Non è sposata e non ha figli e l’unica sorella è lontana ma non la sente ultimamente. Ci racconta di aver lavorato molti anni e fino al 2015 alle Poste, prima in un ufficio grande poi in uno più piccolo. “Da sempre ho dei problemi con l’ambiente che mi circonda, so di averli, sono piena di allergie. I miei problemi fisici mi hanno allontanata anche socialmente e mi hanno fatto sentire maltrattata. Per queste manie mi hanno costretta a lasciare il lavoro. E lì è stata la fine. Prima abitavo in dei pensionati con la cucina in comune ma per me la condivisione è difficile… sono stata male e me ne sono andata via. Anche quando mi sono ritrovata sola non ho mai chiesto aiuto alla mia famiglia d’origine, c’è stato sempre un “nascondimento”, e ora loro in effetti mi mancano. Forse starei meglio se li avessi vicino. Avevo due amiche a Milano, ma quando è iniziata la storia che non sapevo dove andare e ho chiesto a entrambe di ospitarmi, una mi ha detto che aveva un figlio e non poteva…io lo sapevo che aveva un figlio ma non pensavo che mi ignorasse per questo. L’altra lo stesso, non mi aprì nemmeno la porta. Ho sofferto molto. Ho il difetto dell’accumulo e per questo la gente mi schiva, non mi ama. Solo che poi se nessuno ti vuole, perdi il rispetto di te stessa. Ora un tetto mio non ce l’ho. Ho dormito anche fuori qualche notte. La prima volta, faceva caldo, me la ricordo, e ho scritto una lettera a una persona per raccontarlo. Mi ero messa in un posto dove passavano i mezzi per sentirmi “al sicuro” non sola, ma non ho chiuso occhio nemmeno un secondo. Ho dormito sui mezzi pubblici. Un po’ dappertutto. Non ho una casa, non ho niente. Ora mi occorre un’abitazione, un tetto. Dall’ultimo posto dove sono stata mi hanno cacciata. Nella mia vecchia casa ho lasciato tutte le poche cose che ho, ricordi compresi. In OSF vengo da diverso tempo, credo dal 2018. Qui non mi sento esclusa. A volte vado anche alle docce, ma ce n’è una sola e c’è tanto da aspettare. Ieri sono riuscita a cambiarmi, ma non le dico in che stato ero. Natale l’anno scorso l’ho fatto per strada e posso dire che il Natale non c’è più. Non esiste”. Piange. “Non è una festa sincera. Per chi come me è solo, è solo dolore. La sera lo scorso anno sono venuta a mangiare in Mensa ma poi uscita da qui, è stato terribile”.