Pubblicato il 28 Marzo 2022 Come è noto, i Cappuccini sono in tutto il mondo, anche in Ucraina che ora si difende dall’attacco russo. La comunità dei frati di OSF non manca di far sentire il suo appoggio ai propri confratelli, seppur da lontano. Attraverso una sorta di diario, i frati ucraini raccontano cosa accade loro e come evolve la situazione. Pensando di fare nel nostro piccolo informazione, vi riportiamo un aggiornamento del Ministro Generale Fra Roberto Genuin in merito a cosa hanno scritto negli ultimi giorni: “In Ucraina abbiamo 36 frati, che vivono in 7 comunità. Per ora tutti i nostri fratelli in Ucraina, grazie a Dio, sono vivi e non hanno subito alcun danno né fisico né materiale. Questo perché le principali operazioni militari si svolgono dove non abbiamo le nostre presenze, tranne quella di Kiev che, come è noto, è sempre un bersaglio dell’offensiva russa. Il nostro convento però si trova sulla sponda orientale del Dnepr, mentre l’attacco riguarda soprattutto la sponda occidentale. Ciò nonostante i fratelli insieme alla gente subiscono tutto il dramma della guerra. Tante persone trovano il rifugio presso i conventi e le chiese, soprattutto durante i bombardamenti. In tutti i conventi vengono ricevuti i profughi che numerosamente fuggono verso il confine con la Polonia (tanti si fermano per uno due giorni nel convento e proseguono verso l’ovest), tanti lo attraversano e vengono accolti in Polonia (attualmente sono più di 2 milioni) altri preferiscono rimanere sul territorio ucraino (si fermano dove la situazione è più sicura: vicino al confine e nella parte transcarpatica dell’Ucraina). Lì abbiamo due nostre presenze: a Lviv e a Uzhgorod. I nostri frati portano il conforto di fede e anche umano alle persone che cercano rifugio presso le nostre strutture, distribuiscono cibo, celebrano i sacramenti, organizzano le preghiere e la vita quotidiana dei rifugiati presso i nostri conventi. Alcuni sono cappellani dell’esercito, alcuni si sono incaricati di portare il cibo con i camioncini nelle parti di Ucraina dove non c’è più niente da mangiare. C’è il contatto telefonico quotidiano con i fratelli”.