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Il 17 ottobre verrà celebrata la Giornata mondiale per la eradicazione della povertà promossa dall’ONU. Questa giornata si collega con la VII Giornata mondiale dei Poveri che ricorrerà il 19 novembre.
Papa Francesco in preparazione a questa giornata ha pubblicato un Messaggio con un titolo che continua a girarmi nella testa: “Non distogliere lo sguardo dal povero” (FRANCESCO, Messaggio per la VII Giornata mondiale dei Poveri 19 novembre 2023, https://www.vatican.va/content/francesco/it/messages/poveri.html).
Queste parole sono prese dal libro di Tobia al capitolo quarto. Se non avete mai letto questo piccolo libro contenuto nella Bibbia vi invito a farlo: è una lettura breve e molto provocante.

Distogliere lo sguardo, girarsi con fastidio dall’altra parte, assumere un atteggiamento di indifferenza incattivita: è la tentazione che sta prendendo il sopravvento in tanti di noi di fronte a quel fiume di povertà, come lo chiama il Papa nel suo messaggio, che sta allagando le nostre città e rischia di straripare. “Quel fiume sembra travolgerci, tanto il grido dei fratelli e delle sorelle che chiedono aiuto, sostegno e solidarietà si alza sempre più forte” (Messaggio n. 1).

“Ma basta frate! Sono sporchi, chiedono soldi, fanno i loro bisogni dappertutto, lasciano bottiglie in giro, quando non sono anche ubriachi… Ma prendeteveli tutti nei vostri conventi, basta che non debba trovarmeli tra i piedi quando porto giù il cane o rientro alla sera e li vedo dormire per terra sotto casa mia…così spaventano anche i miei figli!”.

Con una sfacciataggine che fa quasi tenerezza il Papa risponde a queste lamentele con la proposta “oscena” di invitare a pranzo una persona povera incontrata per strada proprio la domenica della Giornata mondiale (Messaggio n. 2), magari offrendo anche la possibilità di andare un attimo in bagno prima di sedersi a tavola.

Ma siamo matti? Ma perché mai dovrei lasciare sporcare il mio bagno da un poveraccio, magari anche immigrato?

Ma chi è questo poveraccio, italiano o immigrato?

Rivedo i volti delle persone che con umile dignità accettano con un sorriso grato il cambio dei vestiti offerto nel nostro servizio guardaroba, rivedo gli occhi gentili e quasi commossi di una mamma col suo bimbo che esce dalla mensa con la mano al cuore e ti dice “Grazie… thank you… shukran!”.

Contemplo gli occhi vispi di quel bimbo: davvero dovrei pensare che è un mio nemico personale in erba? Non si ricorderà un giorno del sapore del nostro pane? Davvero dovrei temere che nel nostro Poliambulatorio stiamo curando persone che un giorno ci ringrazieranno ammazzandoci?  

Perché non posso invece credere che quel fiume di povertà sia composto di persone che chiedono solo aiuto, chiedono cioè di essere guardati con un po’ di simpatia, con un po’ di rispetto per quella identità di donne, uomini, bambini che troppe volte hanno visto calpestata… Chiedono solo un po’ di umanità, una possibilità di futuro, un po’ di amore!
Per chi è credente, chiedono di essere accolti come figlie e figli dello stesso Padre! Hanno gli stessi lineamenti di Gesù Cristo e sapranno ringraziare un giorno…

Perché non posso pensare, da cristiano e francescano, che la torta del mio benessere potrei ripartirla in modo più rispettoso del diritto alla felicità di tutti gli abitanti del nostro piccolo pianeta?

Perché la nostra bellissima Milano non può essere un esempio di concreta e intelligente solidarietà che veda protagonisti le istituzioni, le aziende e tutti i cittadini di buona volontà? 

Dobbiamo proprio immaginarci un futuro in cui a Milano andremo in giro non in bici elettrica ma ciascuno col suo carro armato di ultima generazione?

Io voglio crederci che “possa svilupparsi la solidarietà e sussidiarietà di tanti cittadini che credono nel valore dell’impegno volontario di dedizione ai poveri. Si tratta certo di stimolare e fare pressione perché le pubbliche istituzioni compiano bene il loro dovere; ma non giova rimanere passivi in attesa di ricevere tutto “dall’alto”: chi vive in condizione di povertà va anche coinvolto e accompagnato in un percorso di cambiamento e di responsabilità” (Messaggio n. 6).

Fra Cecilio farebbe certamente sue queste parole del Papa:
“I poveri sono persone, hanno volti, storie, cuori e anime. Sono fratelli e sorelle con i loro pregi e difetti, come tutti, ed è importante entrare in una relazione personale con ognuno di loro” (Messaggio n. 8).

E sono certo che la pensino così anche i nostri Volontari, i nostri Dipendenti, i nostri Donatori e tutte le donne e gli uomini che, come San Francesco, vogliono conservare uno sguardo umano su ogni creatura.

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fra Marcello Longhi

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