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Il 5 dicembre è la Giornata mondiale del volontariato. Per Opera San Francesco è un’occasione importante per celebrare gli uomini e le donne che ogni giorno permettono di garantire i servizi ai poveri. OSF senza i suoi volontari non esisterebbe. È un esercito del bene il suo che mette a disposizione professionalità, entusiasmo e tempo. Quella che segue è la testimonianza di una delle persone che ha scelto di aiutare Opera San Francesco e quindi di dare un concreto contributo a chi si trova in difficoltà. Sono tantissime, ogni giorno, le richieste che arrivano da cittadini che desiderano indossare i panni del volontario. OSF ringrazia tutti e assicura di mettersi in contatto con gli aspiranti volontari ogni qualvolta è necessario un nuovo inserimento nei servizi. Francesco, di cui leggerete la testimonianza, ha atteso due anni prima di entrare nel team di OSF alla Mensa. Ora è un volontario che si dice fiero del suo lavoro e di far parte di OSF. Opera è fiera di ognuno dei suoi volontari. Grazie!

“Sono arrivato in OSF nel novembre 2019. Per me è davvero un piacere lavorare in Mensa e fare il volontario. Mi dispiacerebbe perdere anche solo un turno. Abbiamo fatto una bella squadra al sabato sera, anche grazie all’altra referente, Elena. Alla fine del turno andiamo spesso a cena insieme. In realtà ho iniziato due estati prima rispondendo agli SOS MENSA: quando mancano i volontari ufficiali ad agosto, viene chiesto aiuto a chi si era messo in lista di attesa per diventare volontario. Quando ho iniziato mi sono sentito subito a mio agio con i volontari e con gli ospiti. Durante i primi turni, mi ha colpito la sproporzione che c’è tra uomini e donne. Quel che ho notato in questi ultimi mesi invece è che aumentano le famiglie con figli che vengono a mangiare, significa che il disagio cresce.

Quando racconto di OSF lo faccio sempre con una certa fierezza. Mi piace l’idea di essere parte di questa macchina che da anni fa del bene a chi ne ha bisogno. E mi piace ricordare che OSF non è solo la Mensa ma molto altro: descrivo anche gli altri servizi.  Quel che manca, lo dicono gran parte degli ospiti, è l’alloggio notturno. In molti lo chiedono, rispondo a domande su questo tema ogni turno. Capisco che sia difficile ma è ciò su cui occorre lavorare. Gli ospiti mi sembrano contenti di ciò che offriamo loro e apprezzo molto il fatto che negli anni siano stati fatti dei miglioramenti, del menù per esempio. Se viene inserito un piatto nuovo e non si riscontra il gradimento, viene cambiato. Sono piccole accortezze, ma significano attenzione e cura. Poi è ovvio che è difficile piacere a tutti. Ultimamente poi i numeri sono enormi, si arriva a 1900 persone al sabato. Comunque, il cibo è buono, anche i volontari lo consumano spesso, è un ottimo indicatore! Quando c’è il risotto allo zafferano di Fabrizio tutti si vogliono fermare. È davvero molto buono!”.

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