Pubblicato il 16 Dicembre 2024 Al Servizio Docce e Guardaroba c’è sempre da fare. Anche quando è chiuso. Alcuni volontari vengono a piegare e preparare i kit consegnati a tutte le persone che fanno la doccia in OSF. Ed è proprio a fare questo lavoro (diciamolo, abbastanza noiosetto) che incontriamo Isa, 54 anni. “Ero assistente alla poltrona di mio marito che è dentista, ma ora sono casalinga. Adoro fare volontariato, da sempre, me lo sento dentro. Prima ho avuto esperienze in altre realtà sempre milanesi, ma ho voluto cambiare. Qui in OSF sono arrivata grazie a un amico volontario alle Docce, me ne parlava con tanto entusiasmo e mi ha convinta a provare”. Al Servizio la conoscono perché è una delle volontarie che viene da più lontano per dare una mano: abita a Inzago, non è affatto vicino, ci vuole circa 1 ora e mezza per via del traffico. “Ma vengo volentieri. Oggi in moto ma, quando piove, uso l’auto”. “Sento un legame con la città e con questa gente in difficoltà. Forse perché mia mamma, che non ho mai conosciuto perché sono stata adottata, era di Milano”, ci racconta mentre piega una pila enorme di teli da bagno che sono stati lavati. “Mi piace anche questo (riferendosi al compito che sta eseguendo), per scherzare dico che sono in prova, ancora, da un anno! Fra Domenico (il responsabile del Servizio) sa che io ci sono. Sempre”. Isa trasmette molto entusiasmo e probabilmente questo appare anche ai nostri ospiti. “Riesco a instaurare un bel rapporto con loro, mi piace pensare che mi vogliano bene e mi fa piacere. Mi salutano anche per strada. Mi ricordo in particolare di un ragazzo che è arrivato qui ed era talmente magro che provava dolore persino a sedersi, era solo ossa. Non mangiava e non parlava. Appariva davvero molto provato, credo provenisse dal Senegal. L’ho rivisto giorni fa ed era vagamente più in carne, ne sono stata sollevata. Certo, era vestito uguale, con gli abiti che gli avevamo dato noi 3 mesi prima. Terribile. Ecco, queste sono le persone che incontro qui”. Se le chiediamo se il Servizio e gli ospiti sono come li immaginava, ci risponde: “Mi aspettavo più italiani, invece, quelli che vengono sono sempre gli stessi. I giovani sono tantissimi, non credevo. Ma poi non li vedi più, sono in transito: l’Italia, Milano non sono la loro meta. Sono una di carattere, molto forte, non mi freno mai, ma devo dire che qui spesso invece mi freno. Con gli ospiti spesso basta solo uno sguardo, un guardarsi negli occhi in un certo modo. Nessuno si è mai comportato male con me. Preferisco fare il guardaroba perché li accogli, gli parli, “li fai contenti”. Molti sono riconoscenti e te lo dicono. Spesso i pochi che si lamentano, vengono “sgridati” da altri ospiti che dicono “sono qui per noi i volontari!”. Sono felice di essere in OSF e spero di essere d’aiuto. Ho molto da riflettere qui”.