Chiara è nata a pochi passi dalla sede storica di OSF, ma ha anche conosciuto molte città, lingue e traslochi. È entrata però nella Mensa di Opera San Francesco per la prima volta pochi giorni fa, e quella visita l’ha colpita profondamente: non solo per l’organizzazione impeccabile, per la pulizia, per l’attenzione di volontari e operatori, ma soprattutto per l’umanità che vi ha respirato.

L’hanno emozionata gli ospiti: le persone in fila, sedute ai tavoli, le storie che non si possono indovinare a colpo d’occhio, la dignità che resiste anche dentro momenti difficili. “Non sappiamo chi abbiamo davanti, né la sua fatica, né la sua solitudine”, ci ha detto al telefono. “Ho visto persone che potrebbero essere ognuno di noi. Questo ti fa capire quanto sia importante offrire un aiuto senza giudicare”. Anche per questo è una donatrice di OSF da tempo.

Quella visita le ha ricordato la povertà vista da bambina, proprio in fila in corso Concordia e riportando a galla quei momenti, dice: “La fame è indecente, tra le forme di povertà è la più inaccettabile”.

Ci confessa di sentire il bisogno profondo di una società che sappia camminare al ritmo delle persone, non di vivere come partecipando a una corsa che travolge tutti.

Il suo desiderio per questo Natale?
“Vorrei che potessimo rallentare un po’. Che smettessimo di correre sempre. Perché quando siamo stanchi non riusciamo più a guardarci attorno, a riconoscerci. A Natale desidero che si torni a camminare insieme, tenendoci per mano, senza paura”.

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