In Mensa anche durante l’estate il numero degli ospiti non cala. Il nostro servizio non è come le strade di Milano che appaiono ora svuotate e più vivibili. I tavoli della storica Mensa di corso Concordia sono pieni. In una settimana arriviamo a servire anche 13.700 pasti (nelle nostre due strutture). Un numero enorme.

Va da sé che, se la povertà non va in vacanza, occorrono anche i volontari per garantire che il servizio sia efficiente come al solito. I volontari sono una parte fondamentale dell’impegno di OSF: grazie a loro ogni giorno possiamo aprire le porte e aiutare concretamente gli uomini e le donne che sono in difficoltà.

Nei mesi estivi capita spesso di vedere con il grembiule rosso di OSF visi nuovi e spesso giovani che hanno scelto di fare un’esperienza di volontariato proprio in Mensa. Ne abbiamo incontrato un gruppo che fa parte della Pastorale giovanile vocazionale alle prese con il progetto “Chi sei tu”. Ad accompagnarli per una settimana da vivere in Opera San Francesco sono fra Mattia e fra Antonio.

Quando abbiamo chiacchierato con loro, avevano appena trascorso la loro prima giornata come volontari della Mensa, ecco cosa ci hanno detto.

“Mi è piaciuto molto — racconta Emanuele, 19 anni — ho fatto per due volte la consegna dei primi piatti. La cosa che ho notato è che entrando dopo le fatiche della giornata e scambiando anche solo un sorriso, un buongiorno — anche perché io ho un vocione forte e mi sentono tutti — subito gli ospiti cambiano umore. Tutta la fila sorrideva solo perché gli dicevo buon appetito. Avevo già fatto un servizio simile a Como in una mensa della Caritas, molto più piccola e quindi un quadro generale lo avevo, ma non facevamo gli stessi numeri, lì 100, qui 2.500 pasti in un giorno. L‘esperienza è diversa ma le persone hanno le stesse sofferenze: la solitudine molte volte, il non avere nulla, nemmeno consolazione, che è quello che cerchiamo di dare con l’impegno qui”.

Isabella invece ha 25 anni e aggiunge: “Ho pranzato con Mohamed che è venuto qui dalla Libia. C’è stato con lui un momento di confronto. Vive in strada, non riesce a trovare lavoro ma è felice di venire in OSF perché gli chiediamo come sta, lo salutiamo, gli chiediamo come è andata la giornata e gli diamo un pasto, e questo per lui è sacro. Nonostante tutto, era sorridente e grato. E io sono molto contenta di averlo conosciuto. Siamo qui solo da un giorno ma siamo a casa”.

Che è come vorremmo si sentissero tutti coloro che chiedono aiuto a OSF.

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