Pubblicato il 25 Febbraio 2025 Sempre più frequentemente OSF ospita le scuole per mostrare i propri servizi ai poveri e talvolta va anche in trasferta negli istituti per raccontare il suo impegno verso chi si trova in difficoltà a Milano. In una delle ultime visite a una scuola superiore in città, l’Istituto Gonzaga, oltre a fra Marcello, erano presenti due volontari di Opera San Francesco. Miriam e Lorenzo, sono anche una coppia: si sono conosciuti proprio facendo volontariato in Mensa. Giovani e pieni di entusiasmo, hanno deciso di partecipare anche a questo progetto. Noi abbiamo incontrato Miriam per una breve testimonianza sul suo “lavoro” in OSF e su questa sua ultima esperienza. “Sono in OSF da ottobre 2020, quando iniziarono le prime riaperture dopo il Covid. Ora ho 27 anni. Non è la mia prima esperienza quella in Mensa: facevo volontariato in carcere e in una casa di riposo ma desideravo prestare servizio come volontaria proprio in una mensa e così ho contattato Opera. In quei giorni c’era molto bisogno e ho iniziato subito. Ora sono referente il venerdì. Da allora non ho mai smesso, sono felice di quello che faccio qui. Del primo turno ricordo il grande numero di persone che non mi aspettavo, anche perché c’era la pandemia e non immaginavo che tanta gente frequentasse una mensa. Mi dicevo: “Questa gente sfida la pandemia”. Mi ha sorpresa anche la varietà di persone: pensavo alla mensa dei poveri ma non sapevo chi avrei trovato. È successo lo stesso in carcere: credevo fossero persone diverse. Mi spiego: per esempio non pensavo avrei incontrato così tanti anziani italiani, così tanti giovani o famiglie con bambini. O donne che, anche se meno numerose, ci sono. E sempre di più. La Mensa di OSF è in realtà uno spaccato della città in cui vivo. Dopo quattro anni, la mensa è rimasta la stessa ma sono cambiata io. Lo dicevo proprio durante la testimonianza a scuola: ogni volta che metto piede in mensa sono davanti al mio privilegio. Davanti alle mie fortune, che non sono solo economiche. Perché c’è soprattutto molta povertà sociale, molta solitudine, mentre io sono circondata da tante persone. Ma vedo anche la forza di alcuni ospiti che, nonostante le difficoltà, non si arrendono. Quando riesco a parlare con loro, a instaurare un contatto e ascolto le loro storie, molto diverse tra loro, ho ancora più prova di quanto sia sfaccettato questo luogo. Raccontare l’essere volontaria in OSF a una quinta superiore è stato sfidante. Eravamo entrambi molto in soggezione. Ma sono stata felice di farlo perché penso che gli studenti possano diventare in futuro potenziali volontari. E loro mi sono sembrati attenti e colpiti dalle nostre parole, ma soprattutto da quelle di Marcello. Credo però ci sia comunque l’idea che tutto ciò che accade in OSF sia lontano da loro. Che non potrà mai riguardarli. Ma penso che purtroppo in realtà non sia così. E lo stesso diceva Marcello: ritrovarsi in difficoltà può accadere a tutti. E tutti vanno aiutati”.