Pubblicato il 23 Febbraio 2025 “Com’eri vestita?” è la domanda ricorrente posta alle vittime di stupro in ogni contesto: dalle caserme, alle aule di giustizia, ai media riecheggia l’allusione a un presunto nesso tra la violenza agita e gli abiti indossati da chi l’ha subìta. Riversando così sulle donne violentate una qualche responsabilità, o persino una colpa. È la cosiddetta vittimizzazione secondaria.“Com’eri vestita?” prende avvio da un progetto – “What were you wearing?” – di Jen Brockman, direttrice del Centro per la prevenzione degli abusi sessuali e per la formazione alla University of Kansas, e di Mary A. Wyandt-Hiebert, responsabile delle iniziative di programmazione presso il Centro di educazione contro gli stupri della University of Arkansas. La mostra ha debuttato alla University of Arkansas il 31 marzo 2014.“Non è l’abito che si ha indosso che provoca una violenza sessuale ma è una persona a causare il danno” ha detto Brockman. “Essere in grado di mostrare premura alle vittime e suscitare maggiore consapevolezza nel pubblico e nella comunità è la vera motivazione del progetto”.Con l’autorizzazione delle ideatrici, Libere Sinergie – che con Opera San Francesco collabora dal 2021, quando è stato creato uno Sportello di Ascolto focalizzato sulle donne che frequentano i suoi Servizi – propone un adattamento italiano che ha iniziato l’8 marzo 2018 un lungo viaggio in tante città e tanti luoghi. Le storie sono state selezionate tra quelle raccolte da alcune professioniste, socie di Libere Sinergie. La mostra si apre con l’omonimo poema di Mary Simmerling che ha dato ispirazione per l’allestimento.Nel 2020, in piena pandemia, per non spezzare la circolazione del messaggio, sono stati realizzati alcuni video della mostra, a firma Michele Ciardulli, in collaborazione con Amnesty International Italia nell’ambito della campagna #iolochiedo.Ora la mostra è “arrivata” nella Mensa di corso Concordia di Opera San Francesco domenica 9 marzo dalle 10 alle 17 (si entra da corso Concordia 3) perché è qui che Silvia Cattafesta, vicepresidente di Libere Sinergie, Counselor Professionista e Coordinatrice Genitoriale, garantisce colloqui e quindi supporto concreto alle donne in difficoltà che hanno bisogno di essere ascoltate e aiutate.Questa attività e di conseguenza il progetto della mostra “Com’eri vestita?” rientra nell’approccio integrato e coordinato di OSF per supportare le persone con bisogni complessi che chiedono aiuto, attraverso il network interno dei servizi e collaborando con enti e organizzazioni del territorio.Succede infatti di incontrare in Mensa o al Poliambulatorio donne con segni di possibili violenze, di ascoltare racconti di maltrattamenti durante i colloqui con i volontari, di ricevere richieste di contributo economico per cambiare la porta di ingresso per paura che il maltrattante possa entrare in casa contro il loro volere, di sentire storie di abusi durante le sedute con la psicologa. In OSF abbiamo imparato a lavorare tra servizi interni, confrontandoci e proponendo percorsi il più possibile individualizzati e completi e coordinandoci con altri enti, tra cui Libere Sinergie.Le donne che abbiamo incontrato raccontano quanto è difficile sapere dove andare per chiedere aiuto e trovare persone con cui parlare. Per questo, in collaborazione con Libere Sinergie, abbiamo deciso di allestire uno spazio con un tavolo e due sedie rosse all’interno della nostra mensa. Un piccolo luogo facilmente accessibile, dove chiunque e senza appuntamento, possa sedersi, raccontarsi ed essere ascoltato e aiutato. Da quando Libere Sinergie è presente in questo spazio, sono state ascoltate e orientate circa 60 donne.Insieme abbiamo assistito, mettendo a disposizione la nostra rete di contatti, numerose donne che oggi si sentono sicure e tutelate ma soprattutto sono pronte per riprendersi la loro vita, in maniera serena e consapevole.Libere Sinergie è un’associazione di promozione culturale nata nel 2017 con l’intento di sviluppare progetti per prevenire e contrastare ogni forma di violenza e di discriminazione nei confronti delle donne.