Pubblicato il 28 Agosto 2025 La signora Adele è una persona buona, intelligente, sinceramente credente, sostiene da anni Opera San Francesco, ma negli ultimi tempi si sente assediata dalle lamentele arrabbiate dei vicini di casa. Mi condivide frasi del tipo:“Adesso i frati stanno esagerando: non sì può andare avanti così! Questi cosiddetti poveri diventano sempre più numerosi, lasciano sporco in giro, fanno i loro bisogni dove capita, qualcuno di loro si permette anche di minacciarti se egli dici qualcosa… Basta!”.La ascolto guardandola negli occhi, cerco di cogliere le sfumature della voce che mi comunicano la sua sofferenza. Sì, perché Adele, mentre mi ripete le parole velenose dei suoi conoscenti, ci sta male: da una parte riconosce alcune delle ragioni di chi si lamenta, dall’altra non può dimenticare i volti sorridenti di alcuni nostri ospiti che ha conosciuto e che la salutano in corso Concordia mentre sono in fila per entrare o escono dalla mensa. Mi racconta con un filo di commozione di aver attaccato bottone con un papà e una mamma peruviani che mangiano in mensa con i loro tre bambini, felici di poter sedere a tavola e di sentirsi guardati con simpatia e non con odio. Si ricorda anche dell’insulto ricevuto da un italiano tossicodipendente e ubriaco che le chiedeva soldi: “Fra Marcello, per un momento ho avuto paura, ma poi quell’uomo mi ha fatto pena: come si fa a vivere così? Se fosse stato uno della mia famiglia?”. Finiamo per confidarci uno stato d’animo che proviamo entrambi: il dolore di non riuscire a riaccendere la compassione nei cuori di tanti amici che si sono “incattiviti” con la povera gente delle nostre strade. Stiamo assistendo impietriti a violenze spropositate che umiliano milioni di persone innocenti colpevoli solo di essere nate nel posto sbagliato al momento sbagliato. Ci indigniamo, ci arrabbiamo giustamente di fronte alla prepotenza e allo schifoso egoismo dei potenti: gridiamo che nessuno deve essere condannato a morire di fame…Ma allora perché non scegliamo di preservare la vita della nostra città dai germi della violenza, anche quella dei pensieri, perché non proviamo a credere alla fatica di vivere di tanti che vediamo in strada e a condividerla per quel che possiamo? Dobbiamo proprio dare fiducia a chi afferma che risolveremo i nostri problemi solo condannando a morire di indifferenza e di disprezzo i poveri?Non sarebbe più umano, più semplice, più intelligente, più bello provare ad avvicinarci a chi porta problemi, osando chiedere: “Mi scusi, come si chiama? Come sta? Da dove viene?”. E poi magari aggiungere: “Le sembra giusto buttare il cibo per terra?”. La signora Adele a questo punto si infiamma: “Ma lo sa Fra Marcello che quando dico queste cose mi rinfacciano che sono una ingenua, che non so stare al mondo, che finirò per farmi fregare, che devo adeguarmi alla legge del più forte ‘mors tua vita mea’?”.“Adele, se ci lasciamo intossicare dal cattivismo modaiolo diventiamo noi stessi complici dei macellai che stanno devastando il mondo: dobbiamo perseverare nella scelta forte di affrontare i problemi guardandoci negli occhi, di ascoltare anche le ragioni degli altri, di credere che il bisogno primario di tutti è quello di essere voluti bene e di essere riconosciuti come esseri umani. Tutti abbiamo bisogno di affidarci a regole condivise che garantiscano una convivenza civile giusta e pacifica. Tutti, ricchi e poveri, abbiamo diritto a vivere una vita dove ci sia un po’ di felicità e un po’ di amore.Lei e io crediamo in un Dio che per farci sentire amati al di là delle nostre vergogne ha speso senza pentimenti la sua stessa vita, ci ha dato fiducia fino alla fine.Se ci fosse qui Fra Cecilio ci rimprovererebbe e ci direbbe che se Dio in Cristo ci stima ancora preziosi, meritevoli del suo Amore e capaci di offrirlo a nostra volta, perché abbiamo paura a percorrere la via che Lui ci indica? Perché non possiamo cercare di risolvere insieme le cause dei nostri conflitti scegliendo di prenderci cura gli uni degli altri?”.Adele rimane in silenzio il tempo di un respiro, e poi mi dice: “Se non faremo così ci porteremo la guerra in casa, vero?”.Finiamo la chiacchierata con un buon caffè, e mentre accompagno la signora Adele alla porta mi dice: “Fra Marcello, trovi il modo di ringraziare a mio nome i vostri volontari e i vostri dipendenti perché ad agosto non vi siete fermati!”. fra Marcello Longhi