La domenica della Giornata Mondiale dei Poveri, la Mensa di corso Concordia ha aperto le porte ai cittadini e alle cittadine. Un appuntamento che proponiamo da alcuni anni per permettere a chi lo desidera di entrare, sedersi ai tavoli, vedere da vicino cosa accade ogni giorno: pasti caldi, accoglienza, ritmi serrati e un’attenzione che non si improvvisa.

Quest’anno tra gli ospiti c’era anche Giusy, 56 anni, donatrice di lunga data. Aveva già partecipato lo scorso anno con il marito, rimanendo colpita dalla semplicità e dalla cura del servizio. Ha voluto tornare, portando con sé, oltre il consorte, la figlia e due amici.
«Mi incuriosiva vedere cosa succede davvero dentro OSF. Quello che leggo nelle newsletter corrisponde a ciò che poi ho trovato: niente scenografie, niente cose gonfiate», racconta Giusy.

Giusy arriva da Cassano d’Adda. Non vive Milano ogni giorno, ma conosce bene la nostra realtà: «Da anni faccio delle donazioni. E ogni volta ritrovo l’ordine, la pulizia e la cura che descrivete. Nulla è lasciato al caso».

Uno dei momenti che ha più apprezzato è stato l’ingresso, quando fra Marcello l’ha accolta insieme agli altri ospiti abituali: «Ci ha detto: “Siete i nostri ospiti, accomodatevi”. È stato un bel modo di iniziare. Qui nessuno è un numero».
Al tavolo, come da tradizione di questa giornata, ha condiviso il pranzo con chi normalmente viene in Mensa: «Io e mia figlia abbiamo mangiato con un signore di ottant’anni che ci ha raccontato un pezzo della sua vita. Un altro era più timido, ma poi ha parlato. Sono schivi, ma se li ascolti rispondono volentieri».

Il menù – antipasto, cannelloni, pollo con patate, torta e macedonia – ha stupito anche alcuni ospiti: «Un signore chiedeva se davvero li avevate preparati voi i cannelloni. Quando ha capito che sì, è rimasto colpito. Diceva: “Oggi mangiamo come a Natale”».

Giusy non si limita a osservare. Riflette, collega, pensa a ciò che potrebbe essere fatto anche nel suo territorio. E mentre parla, fa emergere un punto che per noi è prezioso: «Quello che dichiarate viene messo in pratica. La coerenza tra ciò che dite e ciò che fate è ciò che colpisce di più. Per questo tanti vogliono fare volontariato da voi».

Prima di andare via, le chiediamo se un giorno si vedrebbe in Mensa con un grembiule. «Sì, ci ho pensato. Per ora lavoro e sono lontana, ma quando andrò in pensione chissà. Uno il tempo vuole spenderlo bene».

Giusy torna a casa con l’impressione di aver toccato con mano ciò che, di solito, legge solo nelle nostre comunicazioni. Noi restiamo con la gratitudine per il suo sguardo attento, e per quello di chi come lei decide di venire, vedere, capire.
La Giornata Mondiale dei Poveri passa. La Mensa, invece, resta. Ogni giorno. E chi ci sostiene – come Giusy – rende possibile tutto questo. Se anche tu vuoi sostenere OSF clicca qui.

Seguici sui social network