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Dal 23 al 25 giugno ho partecipato a Madrid alla prima Conferenza dei Centri sociocaritativi gestiti dai Frati Cappuccini in Europa, convocata dall’Ufficio Giustizia Pace e Integrità del Creato della nostra Curia Generale. Ho conosciuto fra Martino responsabile della Fondazione Francesco di Bellinzona che opera a Lugano e a Locarno, fra Michael che anima il centro di accoglienza dei Cappuccini di Francoforte, Fra Henryk che ha fondato il Centro per i Poveri di Cracovia, Fra Sean direttore del Capuchin Day Center for the Homeless People di Dublino, fra Benjamin coordinatore dei servizi sociali e caritativi dei Cappuccini di Madrid. Ho scoperto con gioia che negli ultimi 10 anni Opera San Francesco, nella persona di Padre Maurizio, ha ispirato e guidato la nascita di alcuni di questi centri.

Eravamo un primo piccolo gruppo di frati in rappresentanza di tanti altri confratelli cappuccini che si spendono con gioia e passione per la povera gente che vive in tutti i paesi del nostro continente.

Sì, perché ogni città europea è abitata dai suoi poveri.

Al di là della condivisione delle modalità di progettazione e di erogazione dei nostri servizi, è stato bellissimo ritrovarci uniti dalla passione per l’amicizia con i nostri ospiti in povertà. Abbiamo scoperto di avere tutti rifiutato nel tempo la definizione di “utenti” (users) per scegliere quella di “ospiti” o “beneficiari”.

La cosa che ci è subito apparsa fondamentale è quella di voler far nascere e coltivare relazioni personali con le persone che frequentano le nostre case. Si, perché i nostri centri sociocaritativi dovrebbero essere per i nostri ospiti prima di tutto una casa dove sentirsi chiamati per nome, accolti e al sicuro.

Abbiamo dedicato tre giorni a raccontarci quello che facciamo, come ci sentiamo mentre stiamo con la nostra gente, quali sono le conclusioni a cui siamo arrivati fini ad ora.

Così ci siamo accorti che le persone in povertà ci insegnano a vedere la realtà in un modo nuovo e a pensare con categorie radicalmente diverse. Fra Jaime ci diceva che i poveri hanno il pensiero di Gesù!

Ci siamo accorti che, come frati, abbiamo bisogno di stare con la povera gente per chiarire a noi stessi chi siamo e qual è il senso della nostra vocazione. Ci siamo ricordati che questa stessa cosa ce la dicono anche i nostri volontari e le nostre volontarie!

Ci siamo accorti che i nostri poveri ci insegnano come si fa ad essere felici, ci insegnano ad essere contenti di quello che siamo e abbiamo, delle relazioni affettive che ci sono state donate!

Ci siamo accorti che le persone in povertà ci nutrono con la loro semplice presenza, ci permettono di condividere il loro stesso cibo che acquista per noi tutto un altro gusto!

Ci siamo accorti che la compagnia delle persone in povertà ci aiuta a guardare al futuro con speranza!

Abbiamo deciso che questo piccolo gruppo si allargherà ad altri frati responsabili di altri centri e diventerà un laboratorio permanente di condivisione, di pensiero, di progettazione per continuare come frati, volontari, operatori ad essere vicini col cuore e con le mani ai poveri che il Signore ci affida.

Tornando sull’aereo mi tornavano in mente le parole di Francesco d’Assisi nella sua Regola non bollata al cap. XI:
“Tutti i frati si impegnino a seguire l’umiltà e la povertà del Signore nostro Gesù Cristo, e si ricordino che nient’altro ci è consentito di avere, di tutto il mondo, come dice l’apostolo, se non il cibo e le vesti, e di questi ci dobbiamo accontentare.
E devono essere lieti quando vivono tra persone di poco conto e disprezzate, tra poveri e deboli, tra infermi e lebbrosi e tra i mendicanti lungo la strada”.

Mi sono sentito orgoglioso di servire in Opera San Francesco con i suoi frati, i suoi volontari e i suoi dipendenti, mi sono sentito orgoglioso di essere un frate cappuccino d’Europa!

firma fra marcello


fra Marcello Longhi

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