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“Sono stanca, fra Marcello, siamo stanchi. Abbiamo dovuto riaprire il reparto Covid, è colmo di nuovo come l’anno scorso. I pazienti sono solo un po’ più giovani e quando devo inviarli al piano sotto dove mettiamo i caschi della CIPAP mi sento come sconfitta…ce la faremo?”.
Sono la parole di un’amica medico in ospedale.

Mi sembra di cogliere la stessa domanda negli occhi di Arturo, un nostro ospite col quale sta nascendo sera dopo sera una bella amicizia. Mi sembra di sentirlo come smarrito, disorientato, sballottato in mezzo allo scorrere incontrollato degli eventi condizionati dalla pandemia… Una sera uscendo dalla Mensa mi dice: “Non preoccuparti fra Marcello, tanto noi non possiamo farci niente!”.

Mi torna in mente quello che leggo sui quotidiani, rifletto sulle difficoltà di gestione degli interventi contro il contagio, nel nostro paese e nel mondo. Penso anche al cinismo e alla cattiveria di alcuni giustificata dalla persuasione che “come sempre si salverà solo chi può”. Spero al contrario che presto ci possa essere il vaccino per tutte le persone in povertà, anche per i nostri “invisibili”!
Per scelta detesto cedere allo sconforto autolesionista, ma non posso eludere la domanda: messi come siamo, ce la faremo?

Fra Cecilio a questo punto, con i suoi occhi azzurri accesi, mi rimprovererebbe: “Lei Padre Marcello sta facendo un brutto peccato! Se il Buon Dio ha avuto fiducia in noi e ha risuscitato il suo Figlio Gesù dopo che noi glielo abbiamo crocifisso, chi è lei per disperare dell’Amore di Dio?”
È vero, ai tempi di Gesù l’umanità non era messa tanto meglio di noi oggi. Gli uomini di allora non erano migliori, e noi non siamo peggio di loro.
Gesù avrebbe avuto inconfutabili motivi per non riporre più fiducia negli amici che l’avevano tradito e per abbandonarli alla loro incapacità.

Ma al contrario Gesù risorto chiama ancora incredibilmente “fratelli” proprio coloro che si erano vergognati di Lui, è Lui che li va a cercare, li chiama per nome, li riveste della sua fiducia e della loro dignità, li conferma nella vocazione ad essere persone capaci del suo stesso Amore, proprio con i loro limiti!

La Pasqua è per tutti, credenti e spero anche non credenti, l’evento che ci permette di credere che possiamo rinascere ad una vita nuova, che meritiamo ancora fiducia perché il Padre non rinuncia a nessuna delle sue creature, a nessuno di noi. Ci ha amati come e più del suo stesso Figlio Gesù!

Possiamo allora fidarci di Dio e di noi stessi: ce la faremo!

Grazie all’entusiasmo dei volontari, grazie ai benefattori e ai dipendenti. Grazie a ciascuno e a ciascuna perché il calore della vostra vicinanza ci sostiene e ci spinge avanti!

Buona Pasqua di Gesù a tutti voi che fate parte della famiglia di Opera San Francesco!

firma fra marcello

fra Marcello Longhi

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