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“Numeri, immagini, persone. L’esperienza di Volontariato con OSF.

Un impatto forte. Fortissimo. Accompagnate dal tutor attraversiamo il Convento Francescano, rimodernato negli anni, ti spiegano che fin dal dopo guerra grazie ai benefattori, industriali italiani dal gran cuore che hanno sostenuto il lavoro dei Frati, hanno aiutato tutti i bisognosi. E immagini, ricordi chi erano i bisognosi nel dopoguerra. E ascolti. E vedi una gran macchina organizzata, i volontari del servizio docce, i cambi d’abito del guardaroba ordinati, allineati e divisi per taglia. Attraversi la cucina, di dimensione industriale. E ascolti. I numeri. Distribuiamo circa 1300 pranzi, anni fa anche di più, erano quasi 2000 ogni giorno. La sera si assestano sui 900-1000 perché molti sono ospiti nei dormitori e non farebbero in tempo a mangiare qui e arrivare in tempo per trovare il letto, già trovare il letto. Ma dal lunedì al sabato, che la domenica son aperti solo in Velasquez, qui il personale ha un giorno di riposo. I numeri. Cerchi di capire, di dare una dimensione. Ma 2300 non sono i numeri di un concerto e nemmeno degli abitanti del paesino di montagna dove corri a riposare. Rimbombano in testa. I numeri. Elabori, quanti! Ma ancora è offuscato il pensiero.

Ogni area ha la sua funzione, tutto è pulitissimo, ordinato. È un ingranaggio oliato. Ogni volontario ha il suo compito, il primo distribuire calore e sorrisi. Lo percepisci. Io inizio dalla distribuzione frutta e la collega dalla sala, poi ci scambieremo. E arrivano le immagini. Ora non immagini più.

11:30 si parte, i primi ospiti entrano. Buongiorno, Buon Appetito, Una mela? Grande? Verde? Ah no, gialla che è più morbida, sai non ho i denti… e sorrisi. Buongiorno, Buon Appetito, Una mela? E occhi bassi di chi invece preferisce non condividere la sua povertà. Buongiorno, Buon Appetito, Una mela? E un grazie abbozzato da chi non parla italiano. Buongiorno, Buon Appetito, Una mela? E una battuta sulla “mela della discordia” da chi invece l’italiano lo parla bene, molto bene. Buongiorno, Buon Appetito, Una mela? E ancora sorrisi.

Scopri che c’è un counter, in alto, discreto, che numera i pasti distribuiti, ti cade l’occhio … 615, 616, 617 … Ora non immagini più. I numeri offuscati di prima non sono più nemmeno immagini, sono Persone e hanno una Identità. Ora. Buongiorno, Buon Appetito, Una mela?

Poi la parte in sala, i tavoli da 4 che non restano mai vuoti, si alza un ospite, giusto il tempo dello straccio ecco l’altro pronto a sedersi. Chiacchiere in tutte le lingue e silenzi che invece straziano il cuore. Brocche d’acqua che vengono riempite a rotazione. Alcuni hanno i loro piccoli bagagli, carrelli con borse piene di chissà quali cose. Ah no, è la loro casa. Ci mettono anche la mela che il vicino sdentato non ha mangiato, la conservano per dopo. Ora non immagini più.
14:30 ultimo pasto servito. Gli ultimi, tanti, ospiti in sala godono ancora un po’ il calduccio prima di uscire.

E torni a guardare il counter. Si è fermato a 1237. Oggi milleduecentrotrentasette Persone hanno mangiato qui. Il pranzo di un giorno, di 365 pranzi ogni anno. Eh si.
Tengo nel cuore questa esperienza con tutti i 1237 grazie, forse loro non si sono nemmeno accorti di me, oggi ero io l’invisibile. Io mi sono accorta di loro e di quello che rappresenta il nostro impegno. Per qualche momento ognuno di noi è giusto che si senta il 1238”.

Marinella Aprile

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