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Ognuno, nel proprio ambito, dovrebbe contribuire alla diffusione di un generale sentimento di accoglienza e rispetto del prossimo, ce lo insegna San Francesco e il buon vivere comune. Per questo rendiamo noti i dati elaborati a cura del Dipartimento per le Libertà civili e l’Immigrazione del nostro Ministero degli Interni apparsi a giugno e pubblicati anche nei maggiori quotidiani del paese.

Secondo questi numeri gli sbarchi nel nostro Paese, che negli ultimi anni hanno rappresentato una delle principali preoccupazioni dei governi, sono in forte calo nel 2018 rispetto agli anni precedenti presi in considerazione, il 2016 e 2017.
La diminuzione è dell’80%, ecco i numeri precisi: al 6 giugno 2016 gli arrivi sono stati 48.987, al 6 giugno 2017 61.201, mentre quest’anno risultano finora 13.768. Un netto, evidente calo sia paragonati a un anno che a due anni fa.
Quest’analisi serve anche ad avere un primo identikit delle persone che giungono nel nostro paese: da segnalare è il numero di Libici, in particolare negli ultimi due anni, in tutto il 2017 ne sono sbarcati 58.772, sino alla fine di maggio 2018, 9.372. Segue poi il 21% di tunisini, il 16% di eritrei.

Un dato positivo è quello che informa che è in forte diminuzione la proporzione dei minori accompagnati: costituivano il 52% degli arrivi nel 2016, nel 2017 scendevano già al 26% e a giugno 2018 sono al 15%.
I porti maggiormente coinvolti negli arrivi sono quelli siciliani di Messina, Pozzallo (Ragusa) e Augusta (Siracusa) in testa. Contrariamente a quello che si potrebbe pensare Lampedusa non è lo “sbarco” più frequentato: nel 2018 sono state 1042 le persone arrivati lì. Tra le altre regioni interessate c’è la Calabria con il porto di Crotone dove sono arrivate nel 2018 330 persone.
Questi numeri ci danno la misura corretta del fenomeno migratorio in Italia, quantomeno via mare, ma non raccontano nulla delle storie e delle vicende socio politiche che hanno condotto nel nostro paese uomini, donne e bambini. In condizioni spesso disumane.

(Foto relativa agli sbarchi sull’isola di Lesbo)

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