fbpx

Una bella novità in OSF: il 31 agosto alla Mensa di piazzale Velasquez è arrivato il nuovo responsabile, fra Andrea. Dopo una settimana di affiancamento con chi l’ha preceduto, fra Daniele Grossule – che salutiamo e ringraziamo per il lavoro svolto in OSF – ha già intrapreso questa nuova avventura lavorativa. È un volto noto per noi di Opera San Francesco perché ha prestato servizio come volontario sia nella Mensa storica, che alle Docce e anche al Poliambulatorio dove si è trasformato per il Progetto “Un dentino per amico”, in un allegro clown.

La storia di “incontro” di fra Andrea con Opera San Francesco è molto particolare e ce la racconta lui stesso: “Facevo una vita totalmente diversa e di certo non credevo che sarei diventato frate. Quando ho cominciato a impegnarmi nel volontariato lavoravo in albergo al Principe di Savoia e vivevo il contrasto tra lusso e povertà che poi ho ritrovato nella mia vita religiosa occupandomi dei poveri. Si sono invertite le parti.

Sono caduto in un vuoto esistenziale nel 2000 e ho iniziato a pensare a come poter riempire e dare senso alla mia vita. Sono stato un volontario di Emergency per 3 anni, mi dedicavo alla raccolta fondi. Lì mi si è aperto un mondo di principi e valori su cui prima non avevo mai riflettuto. È nato tutto per caso: un collega in albergo mi ha venduto un biglietto della lotteria di Emergency e io gli ho chiesto come farvi parte. Anche in quella realtà, cercavo sempre il contatto con le persone che avevano bisogno.

Poi un giorno per strada ho visto un cartellone pubblicitario di OSF e da lì è iniziata la mia esperienza. Mi hanno preso subito nel magazzino di Apuleio. Immediatamente sono stato colpito dall’attenzione alla persona e il rispetto per la vita umana e la dignità. Fra Domenico è stato il mio primo formatore e mi ha coinvolto in molti servizi, sono stato molto fortunato. Tramite il servizio poi ho incontrato anche la fede. Dopo un po’ di anni, ho chiesto anche di cominciare un percorso religioso. Sono cambiato molto e soprattutto ho imparato a rispettare gli altri.

Dico spesso che sono stato raso al suolo dai poveri ma poi ricostruito. Ho imparato in particolare ad amare l’umanità, tutta. L’esperienza lavorativa più lunga e importante l’ho appena terminata in una comunità con i tossicodipendenti. Una crescita umana enorme grazie a loro, sono contento di averli incontrati.

Ora ho sentito il bisogno di cambiare e ho chiesto di entrare attivamente in Opera. Ed ecco la Mensa di piazzale Velasquez: per me qui è tutto nuovo. “Qui è il paradiso rispetto a Concordia” ho detto appena sono arrivato. Nella Mensa principale i numeri sono più grossi, qui invece trovo famiglie, bambini e il clima mi sembra molto bello. È presto per dirlo ma mi trovo bene.

Camminare insieme è il mio scopo: con chi viene qui a consumare il suo pasto e con i volontari che ci aiutano. Mi sembra che gli ospiti siano nella gran parte contenti del menù e del servizio in generale ma è comunque necessario ribadire le regole fondamentali senza le quali il servizio non può svolgersi al meglio. Sono il responsabile ma il mio desiderio è quello di camminare con loro. Parlando di cose concrete, vorrei che qui fosse un po’ come casa loro e quindi garantire qualcosa in più la domenica o nei giorni di festa. Sono piccole cose ma servono a rendere questo un ambiente famigliare.

Ai volontari chiedo 3 cose: essere capaci di accogliere, farlo con la gioia e anche con un po’ di sana follia. Non voglio che OSF diventi un distributore di pasti, dev’esserci una buona parte di umanità e relazione. Mi piacerebbe avere dei rapporti reali con i miei ospiti. Chiedergli anche “Come è andata la visita medica?”.

L’importante ora è riaprire, in modo graduale ma dobbiamo farlo. Il covid ha reso tutto più difficile: la povertà è cresciuta e ha cambiato faccia. Dobbiamo chiederci tutti “Dove stiamo andando?”. Dobbiamo pensarci tutti, senza demandare ad altri sopra di noi. Nessuno è escluso dalla povertà, basta perdere il lavoro e tutto crolla”.

Seguici sui social network