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“Qualcuno si fa il segno di croce, altri si scambiano il pane e altri ancora ringraziano per quanto hanno ricevuto. No, non siamo in chiesa e no, non parlo di suore o preti. Siamo in una mensa, in Opera San Francesco, in quel luogo in cui il comando del mettersi al servizio del prossimo prende forma e consistenza.

In questo periodo si raccomanda di mantenere le distanze, di coprirsi la bocca e il naso con la mascherina e le mani con i guanti, di stare in quarantena o di uscire di casa solo per necessità. È proprio in questo tempo che la scelta di mettermi al servizio degli altri è diventata per me reale: non ho mai incontrato più di mille persone in poche ore, non ho mai immaginato più di mille racconti. Tra un tavolo e l’altro che disinfetto, penso tra me e me che è strano perché tutte queste persone là fuori in strada mi fanno paura ma adesso siamo così vicini che si intravedono le loro storie, il loro passato, la loro vita e tutto questo non può e non deve far paura.

Non c’è tempo per immaginarmi bene la storia di Francesca o di Carlo o di Maria: loro hanno fame e aspettano una sedia e un tavolo disinfettati per poter appoggiare il vassoio e cominciare a riempirsi lo stomaco. Allora è così, una catena che dura alcune ore: si disinfetta e un ospite si accomoda, si riempie il piatto e la fila al self service avanza, si indicano i percorsi di entrata e uscita e chi ha finito di mangiare abbandona la sala per andare a lavorare, a studiare, a sperare.

Mi sono vergognata per tutte le volte che ho giudicato con la mia pancia bella piena perché oggi ho servito chi può insegnarci molto proprio perché tutto quello che ha è una storia che si trascina o la porta fieramente dentro ad un vecchio zaino in strada, sui marciapiedi, alle fermate, sulle panchine.

Cosa possono insegnarci? La vera fatica che la vita ci chiede di affrontare e la gioia che siamo chiamati a riconoscere ogni volta che condividiamo dei pasti sotto un tetto con persone che ci amano. Per limitare i contagi, tutti i tavoli nella mensa sono divisi dal plexiglas e i piatti si consumano in solitaria o, al limite, ci si scambia due parole attraverso la lastra trasparente.

Oggi è stato il mio primo giorno e voglio dire grazie perché il mio cuore è un po’ più leggero e i miei occhi un po’ più umani”.

Chi desidera diventare volontario di Opera San Francesco, può trovare qui tutte le informazioni.

Anche l’Arcivescovo di Milano, Monsignor Mario Delpini, invita tutti a spendersi per i poveri.

 

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