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Una vita in viaggio quella di Francesca: giornalista di turismo, si è spostata molto, per lavoro prima e per seguire il marito e la famiglia poi. Olanda, Libia, Italia, Kazakistan, Indonesia, sono solo alcune delle tappe fondamentali del suo lungo viaggio, ancora in atto. È tornata a giugno dell’anno scorso e presto riprenderà il volo, ma anche in questi pochi mesi ha deciso di riprendere il servizio in Opera San Francesco.

“Quando ero in Libia ho lavorato come volontaria per l’Organizzazione internazionale delle migrazioni. Si occupavano principalmente di tutti quei migranti insabbiati che non avevano la possibilità né di andare avanti in altri paesi europei, né di tornare nel proprio. Offrivano a queste persone un programma di reintegro per riportarli nel paese di origine. Il mio compito lì era di somministrare dei questionari per capire, da una parte, se davvero le loro scelte non venivano obbligate da altri, e dall’atra, indagare le tratte che li avevano condotti lì. Si è trattato di un lavoro molto difficile, duro psicologicamente.

In Kazakistan invece ho aiutato le Sisters of charity, che hanno una mensa e le docce per i poveri. Fare il volontario lì significa fare davvero tutto, compreso pulire i servizi. In quel paese la povertà è davvero presente diffusamente e tutto è acuito dalle condizioni climatiche, specie d’inverno quando fa freddissimo. Il lavoro era ancora più intenso che qui in OSF.

Quando sono tornata ho capito ancor meglio che i ragazzi che incontriamo qui nelle nostre strade sono degli eroi e hanno vissuto cose terribili. Il minimo che tu possa fare quindi è guardarli negli occhi. E aiutarli se puoi. Così, una volta a Milano, ho deciso di fare volontariato. Abito non lontano e, passando davanti a Opera, vedevo sempre la fila, l’ho contattata e sono entrata a far parte di OSF. All’inizio ho lavorato in Mensa, ma lì c’è il rischio di sentirsi troppo buona”, ci ha detto.

“Penso infatti che in Mensa gli ospiti siano di norma molto disponibili e tranquilli: d’estate c’è fresco quando fuori c’è caldo, e d’inverno si riscaldano mentre per strada si gela, e in più la Mensa è il luogo dove soddisfano il bisogno della fame. Alle Docce è diverso, è tutto più difficile e ho chiesto di fare entrambe le cose, di vivere le due esperienze. E ho visto la differenza: nelle Docce l’ospite ha la possibilità di chiedere qualcosa, di scegliere e quindi c’è gente che è molto esigente, che non è contenta di ciò che gli offri, che si arrabbia. È una realtà più vera dove il volontario è maggiormente impegnato, anche fisicamente e dove l’ospite non è sempre semplice da gestire. Poi, secondo me va sottolineato che noi volontari in questo servizio possiamo talvolta essere considerati più disponibili e meno ferrei solo perché ci sono fra Domenico e suor Orsola che invece sono persone di polso e contribuiscono a garantire che tutto funzioni al meglio. In questo servizio le regole sono importanti e loro le fanno rispettare.

In Mensa però ho avuto più occasione di parlare con le persone. Oggi mi colpisce molto che, anche dopo molti anni, le persone mi riconoscano ancora e mi salutino. Quando sono tornata in Italia la seconda volta, ho incontrato per caso un signore italiano, Salvatore, con cui parlavo spesso. Inizialmente non mi ha riconosciuta, ma poi improvvisamente mi ha detto che presto avrei compiuto 50 anni e che ero stata in Kazakistan. Si ricordava di tutti questi particolari dopo molti anni, incredibile. Comunque l’ho interpretato come un segno e ho deciso di tornare in Opera e riprendere il volontariato, almeno finché sarei stata in Italia.

Dopo tanti anni di servizio mi scoraggia molto vedere che molte facce sono ancora le stesse, questo significa che moltissimi non riescono a diventare autonomi, a rialzarsi. Sono pochi a riuscirci. La solitudine quindi è sempre la stessa e anche per noi volontari è difficile relazionarci con loro, cosa possiamo chiedergli: come va? È ovvio che va male. Per me invece è molto appagante venire in Opera, egoisticamente mi fa molto bene, mi sento meglio dopo esserci stata. E faccio molto poco. Ricevendo tantissimo”.

Se anche tu che stai leggendo la testimonianza di Francesca, desideri aiutare concretamente Opera San Francesco, puoi farlo diventando un volontario di OSF! Informati e iscriviti qui!

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