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Prima la doccia e un cambio d’abiti puliti, poi la doccia. Da qualche tempo questa è la routine di Abdel che vive in Italia da una vita.
“Ho 36 anni… anzi forse 37. È che se vivi per strada non sai più niente, nemmeno che giorno sia. Sono di Casablanca ma vivo qui dal 2000. Ero un ragazzo quando sono arrivato. Era appena morto mio padre, il re della famiglia, io non andavo d’accordo con gli zii, ero una testa calda e mia madre mi ha consigliato di andare in Europa insieme a mia sorella dove avrei avuto più possibilità. Così a 16 anni sono partito con documenti falsi, in macchina: abbiamo pagato al conducente 5 mila euro a testa per partire. I soldi che mio padre aveva risparmiato in una vita. Lavorava in una ditta di trasporti, era un signore, è stato pure un calciatore della nazionale marocchina, un attaccante.

Io pure stavo bene fino a qualche mese fa qui in Italia. Prima, appena arrivato, lavoravo nei mercati, poi sono andato in provincia di Pavia a fare l’agricoltore, coltivavo pomodori. Ho imparato un mestiere grazie a un datore di lavoro che mi ha aiutato e mi ha fatto sistemare i documenti: l’80 per cento delle volto ho trovato “gente per bene”.

Ho sempre trovato qualcosa da fare: sono caduto spesso ma mi sono sempre rialzato. Ma ho sbagliato tanto, sono stato un cretino. Non è la prima volta che dormo per strada, ma ora è più difficile: un tempo c’era sempre un treno vuoto dove ripararti, la stazione… adesso è tutto chiuso e nessuno ti aiuta più, siamo troppi. Molti hanno paura di noi e forse hanno ragione. Così ora giro tutto il giorno davanti alla stazione. Ho chiesto anche un euro a qualcuno perché non sono nemmeno capace a rubare.” e piange mentre lo racconta.

“Ho avuto delle buone occasioni ma le ho sprecate. Il problema ora è che non ho più i documenti, e senza soldi non puoi fare niente, nemmeno i documenti. Non ho più niente. Mia madre non la sento da una vita, non ho più il telefono, me l’hanno rubato. Alle mie sorelle non voglio rompere le scatole anche se sono in Italia, hanno una famiglia, dei figli. L’ultima volta che mi hanno ospitato mi sentivo a disagio.

L’anno scorso, prima del covid, stavo per comprare una casa in provincia di Pavia, ero tranquillo, pregavo, non bevevo, poi sono ricaduto nei soliti problemi e ho perso tutto. Forse adesso ho imparato la lezione.

Quando sono a Milano vengo sempre in OSF, la testa è ancora a posto, ma se vivi come me adesso poi impazzisci: mangi male, dormi male, senza lavoro. Devo trovare una casa e un lavoro, ho imparato a fare l’imbianchino, so farlo bene. Ma non puoi presentarti in questo stato se cerchi un lavoro: puzzi, hai le scarpe rotte, sei sporco.

In più c’è pure brutto tempo: non ho mai odiato la pioggia come adesso. Però ho trovato degli amici per strada: del Ciad, del Sudan, una italiana, un marocchino, Salvatore il calabrese. ..stare uniti aiuta… comunque, sai che non so più che giorno è?!”

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