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Alle Docce comincia a far caldo. I locali dove si svolge il servizio non sono molto ampi e il via vai di utenti è continuo. D’estate, con il vapore dell’acqua calda, la temperatura si alza velocemente. Per chi arriva qui comunque è un luogo di sollievo. Quello in cui ci si può lavare è sempre un buon momento, un giorno positivo. Alle Docce si può accedere infatti una volta a settimana e se fuori ci sono 34 gradi, mettersi sotto l’acqua è un regalo.

Chi arriva in OSF a volte non si lava da tempo, persino da mesi ed è facile vedere come, dopo la doccia, cambi non solo il loro aspetto fisico, ma anche l’umore. Anche per questo è sempre meglio parlare con gli ospiti quando sono rilassati e belli puliti e profumati. Anche per Remo è stato così.

Ci racconta di avere 64 anni. È nato a Monza. Parla con piacere, specialmente di quando le cose giravano bene e ogni tanto si interrompe per assicurarsi: “Ti sto annoiando?”.

“Ho frequentato la scuola aziendale della Breda, poi mi sono diplomato all’Istituto tecnico. Ho girato il mondo per l’azienda dal 1977 al 1991. Sono anche riuscito a continuare a studiare mentre lavoravo e al Politecnico mi sono laureato nell’86 in Ingegneria. Intanto anche la mia vita privata è andata avanti: mi sono sposato a 23 anni e ho un figlio che ora ne ha 33.

Poi la Breda ha chiuso. Ero legato a quell’azienda, anche mio padre aveva lavorato lì ed è stato un passaggio cruciale. Mi sono messo in proprio. Ma la mia attività non è andata bene, è stato un disastro. A seguito di alcuni furti ho cominciato ad avere dei problemi economici. Ho tentato di tenere tutto in piedi, mettendoci tutti i soldi che avevo. Ho ipotecato anche la casa. E poi l’ho persa. Questo ha avuto conseguenze anche sulla mia vita famigliare e sulla mia relazione. Comunque non mi sono arreso e mi sono rimesso in pista. Ma non mi piaceva quello che facevo”.

Il suo racconto è molto lungo ed è un susseguirsi di cadute e risalite. Di problemi economici, legali, famigliari. Di fatto ora Remo dorme in aeroporto. Ce lo dice lui stesso. “Ho iniziato a vedere nero. A pensare di farla finita”. Ma oggi è un giorno buono e addirittura sostiene che essere libero e non dover rendere conto a nessuno lo fa star bene. Essere libero è una gioia. E quella attuale è solo una situazione transitoria. “E se qualcuno mi incontra a Linate e mi riconosce gli dico che loro non hanno capito niente. Che a me va bene così”.

Speriamo che sia davvero così. Che il suo sia solo un momento buio. Che torni con la sua famiglia. Nel frattempo mangia in Mensa, si lava in OSF e ringrazia per ciò che gli viene offerto gratuitamente. “Tutti dovrebbero provare cosa vuol dire aver bisogno”.

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