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Mi capita spesso, parlando con chi viene a visitare i servizi di OSF, di sentire qualificare le persone che ci frequentano come ospiti…forestieri.

Ospite indica colui che riceve il forestiero e gli dà cibo non per lucro ma per sola amicizia, per benevolenza, per umanità; e contemporaneamente anche il forestiero medesimo, che è alloggiato e protetto.

Forestiero significa chi sta fuori, chi non appartiene alla nostra rete di relazioni.

Se siamo sinceri, dobbiamo riconoscere che siamo tutti ospiti, chiamati ad ospitarci a vicenda, perché in fondo siamo tutti forestieri su questa terra, fintanto che qualcuno non ci riconosce e non ci accoglie nella sua amicizia, nella sua benevolenza, nella sua umanità. 

E ci ritroviamo così tutti ospiti, ospitati, accolti.

Quante volte mi è successo di essermi sentito riconosciuto come persona da un ospite che mi diceva “grazie” portandosi la mano al cuore. Spesso ho dovuto nascondere la commozione provocata da quel grazie riconoscente, perché mi faceva sentire un uomo.

Mi sembrava di non essere più io quello che “si degnava” di offrire un pasto, una visita medica, un abito, una doccia, ma di ricevere in dono il mio volto umano da chi aveva ricevuto aiuto.

Ho sentito di essere io ospitato nel cuore di chi stavo ospitando, e questo ci faceva abitare la stessa casa, lo stesso destino…

A questo proposito vivo come un affronto fatto alla mia stessa persona l’atteggiamento carico di disprezzo di chi vorrebbe “far sparire” i forestieri, gli stranieri che frequentano i nostri servizi. 

Prima di marchiare queste persone come “tutti delinquenti” bisognerebbe guardarli negli occhi e, magari dando del lei, chiedere: “Perché ha rischiato la pelle per venire qui? Da che cosa è fuggito? Che cosa sta succedendo nel suo paese?”

Come si fa a non capire che nel nostro villaggio globale siamo tutti responsabili di tutti? Il dramma di un popolo ha conseguenze inevitabili sulla vita di tutti i popoli del pianeta.

Per chi è credente, risuonano struggenti le parole di San Paolo il quale, parlando del corpo di Cristo che accoglie tutta l’umanità, scrive:

“Dio ha disposto il corpo conferendo maggiore onore a ciò che non ne ha, perché nel corpo non vi sia divisione, ma anzi le varie membra abbiano cura le une delle altre. Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui” (1 Cor 12, 24-26).

Come non riconoscere in questa visione la fonte del pensiero e dell’azione del nostro fra Cecilio? 

Penso che tutti coloro che a qualunque titolo condividono la mission di OSF coltivino un sogno: accogliere nel cuore i nostri ospiti ed essere accolti nel loro cuore. 

Questo sogno può essere realizzato non solo attraverso il lavoro dei volontari e dei dipendenti di OSF ma anche attraverso il sostegno pratico di tutti i nostri donatori. 

È tempo di destinare il nostro 5 per mille: donarlo a OSF è una scelta di cuore che non ci costa nulla ma permette a OSF di continuare la sua accoglienza cordiale rivolta a ognuno dei nostri poveri, offrendo un colloquio di ascolto, un pasto, una vista medica, un abito, una doccia.

Allarghiamo le pareti del cuore, accogliamo e lasciamoci accogliere!

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fra Marcello Longhi



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