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“C’è un detto nei nostri conventi: il frate portinaio conta più dei superiori”. Me lo dice padre Vittorio Arrigoni, il cappuccino di misurate e acute parole che mi accompagna in visita con Francesca Bigi, Responsabile del Servizio, mentre osservo i volontari al lavoro all’accettazione del Poliambulatorio. Li vedo di spalle nel corridoio che, superate le affollate ma ordinate sale d’attesa, conduce ai modernissimi ambulatori. Un vetro separa i volontari dalle persone, le più povere, le più abbandonate a se stesse, che si rivolgono al Servizio. Ma il vetro, come si sa, è trasparente… Accanto a loro, in questo momento due uomini e una donna, ci sono computer con le cartelle cliniche informatizzate, prezioso data base che ha colpito i ricercatori dell’Università di New York venuti a studiare l’organizzazione di Opera San Francesco nel settore sanitario, il modo di fare medicina, l’approccio con il paziente.

Che gli addetti all’accoglienza abbiano un ruolo fondamentale in un’organizzazione è un’esperienza che ho fatto alla Penny Wirton Milano, la scuola di italiano gratuita per migranti che ho aperto e dirigo da otto anni. La parola “accoglienza” contiene già nell’etimologia un programma di vita: deriva da ad cum legere, letteralmente “raccogliere insieme verso”, dove “insieme” esclude ogni definizione di sesso, nazionalità, religione, confine e ovviamente razza, conferendo a tutti e a ciascuno piena dignità. Pensare che le persone siano diverse perché le vediamo diverse è il contrario dell’umanità. La cura che mettiamo nelle relazioni umane è alla base della nostra esistenza sulla terra, sarebbe ora che lo comprendessimo fino in fondo, abbattendo finalmente le difese insensate e crudeli che ci imbrigliano nelle nostre funzioni più elementari.

OSF Poliambulatorio

Forse il vero nome dell’accoglienza è prossimità, e qui, a Opera San Francesco, non è un’astrazione ma una realtà che si tocca. Tutto lo dimostra: le stanze con i macchinari, la farmacia molto ben provvista, i volti dei medici e degli infermieri, a cominciare da quello aperto e franco della dottoressa Lauretta Seccia, direttore sanitario che coordina quasi 220 medici volontari più il personale assunto. Ogni ramo della medicina è incluso.  Ogni “male” viene ascoltato, analizzato, curato: “visto”. Alla prevenzione si dedica massima attenzione: per abituare i bambini alla pulizia dei denti è stato ideato un progetto/gioco chiamato “Un dentino per amico”. Si studia l’obesità in collaborazione con altre università del territorio; il dottor Andrea Cirignola del Centro Acustico di Lecco pratica anche qui il suo metodo di ricondizionamento delle protesi uditive. Il numero degli utenti (6500 nel 2022) testimonia di per sé la relazione di fiducia che si stabilisce.

All’ingresso di piazzale Velasquez non manca una Mensa, più piccola di quella in Corso Concordia, ma ugualmente frequentata. L’aiuto cuoco, un ex utente del Servizio, sta cucinando del risotto giallo alla milanese per 400 persone, mette allegria solo a guardarlo. “Un attivista del futuro” come si è definito un ragazzo ivoriano della mia scuola.

Inutile dire che sono ammirata, e grata come cittadina, come essere umano. Prima di concludere la visita, con la cara Simona Denise Deiana, padre Vittorio mi fa entrare nei chiostri, uno dei quali è dominato da una magnolia sontuosa. Mi racconta, con un sorriso sornione, che al tempo delle “radio libere” esisteva nel convento una Radio Magnolia che sotto quei rami dava spazio alle critiche ai superiori. Che sia questa libertà, questa forma di parresia sapiente e costruttiva, questo diritto-dovere della verità, uno dei segreti di Opera San Francesco?

Laura Bosio

29 giugno 2023

L’autrice

Laura Bosio, scrittrice, editor e insegnante, è nata a Vercelli in Piemonte ma vive da anni a Milano. È nota anche per essere la direttrice della scuola di italiano per migranti Penny Wirton Milano. Tra i suoi romanzi più celebri ricordiamo quello d’esordio I dimenticati, pubblicato nel 1993, Annunciazione e Le stagioni dell’acqua. È stata anche autrice del soggetto e coautrice della sceneggiatura del film Le acrobate (1997), diretto da Silvio Soldini.

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