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L’opposto dell’amore non è l’odio, è l’indifferenza.
L’opposto dell’educazione non è l’ignoranza, ma l’indifferenza.
L’opposto dell’arte non è la bruttezza, ma l’indifferenza.
L’opposto della giustizia non è l’ingiustizia, ma l’indifferenza. L’opposto della pace non è la guerra, ma l’indifferenza alla guerra.
L’opposto della vita non è la morte, ma l’indifferenza alla vita o alla morte.
Fare memoria combatte l’indifferenza.

Sono le parole di Elie Wiesel nel suo Discorso alla Casa Bianca nell’aprile del 1999.

Quando le ho lette mi sono tornate alla memoria alcune frasi ascoltate da persone che non posso definire cattive:
– Va bene tutto, ma non possiamo accoglierli tutti! 
– Non è colpa nostra se hanno i loro problemi…dovrebbero essere capaci di risolverseli…
– Se c’è la guerra nei loro paesi dobbiamo rimetterci noi?
– Va bene che voi li aiutiate, ma poi bisogna che non si fermino sotto casa mia: devono sparire alla svelta senza dare fastidio, non devono fermarsi qui, neanche per stare all’ombra…

Queste persone per bene non sono malvagie, ma certamente non considerano i nostri ospiti come loro “parenti”, ribadiscono che non li hanno messi al mondo loro, non sentono nessun “legame di sangue”. Queste persone non si sentono coinvolte nelle storie umane dei nostri poveri, non li considerano facenti parte dell’umanità che merita qualcosa: semplicemente non sono interessate. Possono sopportare di vederle per il minor tempo possibile, ma poi devono levarsi di torno. Non devono assolutamente mettere a rischio il decoro urbano.

Queste persone non sono ancora cattive, sono indifferenti.

La fatica di vivere della maggior parte degli abitanti del pianeta, le umiliazioni e le ingiustizie patite, la sofferenza fisica o psichica inferta ai migranti durante i viaggi per mare o per terra, la vita in strada, i fallimenti dolorosi accumulati, le violenze e gli abbandoni subiti, le malattie non curate, la solitudine estrema, tutta questa “roba da barboni” semplicemente non tocca il cuore di chi è indifferente.
È facile: basta non farci caso, non cacciarsela troppo, non parlarne, non voler vedere. Lontano dagli occhi, lontano dal cuore.

Intanto in troppi luoghi del mondo, anche per le strade di Milano, nelle case dove il confine tra la povertà e la miseria si fa sempre più sottile, si consuma un sacrificio di umanità che grida vendetta al cospetto di Dio.
Chi è credente, chi ama Cristo e San Francesco per i quali siamo tutti carne della stessa carne, come può non provare compassione per chiunque sia in difficoltà?
Chi non crede ma riconosce e ama i Diritti dell’uomo, come può non appassionarsi al Diritto alla vita di chiunque abita la terra?

Chiudersi nell’indifferenza per difendere il proprio esclusivo benessere significa inevitabilmente e necessariamente diventare complice delle violazioni del diritto alla vita e alla dignità delle persone che portano ferite. All’inizio sembrano piccole infrazioni, poi si radicalizzano e generano gli orrori a cui assistiamo.

Ma grazie a Dio sono tanti “gli umani” che si rifiutano di rimanere indifferenti e vogliono fare subito quello che possono per non lasciare nessuno a soffrire da solo nei suoi drammi.
Sono tutti coloro che in tantissime organizzazioni nel mondo si espongono e rischiano per difendere il bisogno di essere riconosciuti, rispettati, accolti e amati da parte di donne, uomini, bambini e anziani.
Sono i nostri milletrecento Volontari, sono i nostri Dipendenti, sono i nostri Donatori che con il loro impegno appassionato e il loro sorriso stanno contribuendo a migliorare la vita di coloro che bussano alle porte di Opera San Francesco.
Sono persone come queste che salvano il mondo dalla guerra di tutti contro tutti, che depurano le relazioni dal cancro dell’indifferenza.
Grazie a tutti gli operatori di pace e di bene!

fra Marcello Longhi

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