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La tubercolosi, al contrario di quello che forse si è soliti pensare, non è una malattia debellata. È purtroppo una delle prime 10 cause di morte in tutto il mondo. Fortunatamente in Italia i dati ci dicono che le persone che ne sono affette sono sempre meno, anche grazie a un buon lavoro di prevenzione e diagnosi.

In Italia:

  • i casi di TBC continuano a scendere dal 2006
  • i casi segnalati sono passati da 4.461nel 2011 a 944 nel 2017
  • il 37,4%dei casi segnalati fa parte della classe di età 25-44 anni.

Per far sì che questa tendenza perduri, vengono messe in campo varie iniziative. Per esempio a Milano è stata attivata una collaborazione con ATS Milano e ASST Ospedale Niguarda – Villa Marelli che coinvolge in prima persona e attivamente Opera San Francesco.

Si tratta di ospitare una o due volte a settimana un camper attrezzato per eseguire delle rx torace ed effettuare dei prelievi ematici specifici per la ricerca della tubercolosi.
L’iter della procedura prevede che le Assistenti Sanitarie di OSF eseguano l’esame di Mantoux (offerto a OSF dall’ATS Milano) nei locali del Poliambulatorio ai pazienti che sono considerati a rischio o predisposti per una serie di motivi. Dopodiché le successive fasi vengono gestite direttamente dal team del camper che è formato da un medico specialista in malattie infettive, un infermiere, un tecnico radiologo e l’autista del mezzo.

Noi li abbiamo incontrati durante uno dei loro ultimi turni in Opera San Francesco per chiedergli quali fossero le loro impressioni dopo quasi 6 settimane nel nostro Poliambulatorio.
Matteo Saporiti, il medico a capo di questo speciale staff, ci spiega che passate 72 ore dal test, i pazienti sono invitati a tornare proprio al camper per verificarne l’esito e, a seconda che l’esito sia stato positivo o negativo, gli stessi sono sottoposti a ulteriori prelievi ematici e, nel caso sia necessario, all’rx al torace che viene effettuata sempre sul camper.

Il grosso pregio di questa iniziativa è quello di andare incontro al paziente, nel vero senso della parola: sono i medici e il camper infatti che vanno nei luoghi frequentati da questo tipo di utenza e non il contrario. Ciò consente di abbattere di molto la percentuale di persone che, una volta fatto il test, non proseguiva l’iter, vanificando l’esame stesso.
Questo è importante non solo in primis per la salute dei pazienti che si sottopongono agli accertamenti, che potrebbero essere malati, ma anche per la salute della comunità tutta, essendo la tubercolosi una malattia fortemente infettiva.

Andare nei dormitori pubblici e in realtà di aiuto come Opera San Francesco, ha reso più semplice l’approccio a queste persone e diminuito la diffidenza in merito a questo tipo di esami.
Il medico ci racconta però che spesso, soprattutto per motivi culturali, un banale prelievo di sangue può rappresentare uno scoglio molto difficile da superare. Molti si dimostrano spaventati, diffidenti e sospettosi e in molti casi, solo il “miraggio” di ottenere un certificato che attesti la loro buona salute, riesce a convincerli a partecipare di buon grado. Questo attestato per chi vive per strada è molto importante: nei dormitori pubblici infatti è obbligatorio per accedervi.

La collaborazione e la professionalità di queste tre realtà crediamo di poter affermare che ha creato i presupposti per un lavoro di equipe eccellente che in questo periodo a portato allo screening di 146 persone che grazie al progetto hanno avuto un’ulteriore opportunità di conoscere il proprio stato di salute e intervenire con prontezza in caso di malattia.

Grazie a tutto lo staff che ha lavorato con noi e a chi ha permesso l’attivazione del progetto.

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