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Augusto è uno di quei volti che in Opera San Francesco si vedono spesso. Sappiamo che usufruisce dei servizi dai primi anni Novanta. In questo anno particolare, quello del nostro 60esimo, abbiamo cercato tra gli ospiti, qualcuno che ci conoscesse da tanto. Ecco perché Augusto. Lo incontriamo alle docce dove è arrivato dopo il pranzo in Mensa.

È nato a Sanremo, in Liguria nel 50 ma ci racconta che dal 1957 vive a Milano. Suo papà morì quando aveva solo 6 anni: aveva un negozio di bilance e dopo la disgrazia la madre decise di vendere tutto e con quei soldi trasferirsi a Milano e comprarsi lì una casa. Ha sempre vissuto con la madre, fino a quando anche lei non è morta qualche anno fa. Ad Augusto non piaceva studiare ma è riuscito comunque a portare a termine un biennio di disegno meccanico grazie al quale ha poi trovato lavoro prima in un’azienda in porta Ticinese, poi a Cinisello. Ha lavorato per più di 30 anni, da quando aveva 16 anni ma poi l’hanno costretto ad andare in pensione.

Da quando ha smesso di lavorare sono iniziati i problemi: Augusto ha venduto la casa, poi le macchine, e piano piano ha scialacquato molto del denaro che aveva da parte. “Sono uno con le mani bucate” è lui stesso a dirci. Una storia come quella di Augusto però non ha mai un percorso semplice e lineare e allora ci racconta anche che è stato in cura in un CPS, che con chi lo assisteva non aveva buoni rapporti, che hanno cercato di dichiararlo incapace di intendere e di volere… insomma, una vita complicata.

Ciò che è certo oggi è che Augusto ha una stanza in piazza Napoli a Milano: parte della sua pensione la utilizza per pagarla. Però chi lo ospita non sempre gli permette di lavarsi, così è costretto a venire qui al Servizio Docce. Viene anche in Mensa per risparmiare. Dice che avrebbe bisogno anche di mettere la dentiera e che vorrebbe provare al Poliambulatorio di OSF.

“Prima qui da voi c’erano meno persone, adesso siamo in tanti. Le vostre docce mi fanno comodo, perché a Milano ce ne sono poche. Bravi!”.

Se gli chiedi come passerà il Natale risponde che è solo come un cane, che non ha più alcun parente, sono morti tutti ma che è contento perché avrà la tredicesima e il mese sarà più facile.

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