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Al Servizio Docce di OSF non si sta mai fermi. Anche prima dell’apertura, tra i volontari c’è chi va fuori, lungo la fila, a ritirare le tessere, chi prepara i kit da distribuire per lavarsi e cambiarsi, chi mette in ordine le ultime cose. Molti ospiti sono facce note, persone che vengono qui da diversi anni e ormai famigliari.

Parliamo con due di loro. Vitale è ucraino ed è in Italia da 20 anni, una vita. Ha sempre vissuto qui a Milano e nonostante da due anni non trovi più lavoro, dice che qui sta bene. Dorme per strada, non riesce più a pagare l’affitto da 6 mesi. A 63 anni Viene in OSF per lavarsi e mangiare. “Sono un bravo meccanico, mi piacerebbe fare quel lavoro. Sono stato anche un autista ma ora non ho più le forze per farlo. Mia moglie e la figlia piccola sono in Ucraina, i più grandi qui in Italia ma non gli dico che sono in difficoltà. Mi vergogno molto. Io credo nel Signore e lo prego, sono ottimista e sono certo che ritroverò un lavoro”.

Mohammed
invece è egiziano e abita a Milano da 42 anni. È laureato in giurisprudenza ma quando è arrivato qui ha fatto sempre e solo il metalmeccanico. Ora vive con una pensione di 400 euro: “Ho una casa popolare in affitto ma con le bollette e tutto il resto non ce la faccio. Quindi vengo qui a lavarmi e a volte anche a mangiare. Ho quasi 70 anni ormai non mi aspetto più nulla se non la morte. Non posso tornare in Egitto, lì non mi curerebbero e io ho un tumore. Qui sono solo, non ho nessuno, l’unico luogo che frequento al di fuori di casa mia è OSF”.

Entrambi ci raccontano di trovare nei servizi offerti da Opera San Francesco un valido aiuto e piccoli momenti di normalità, ma alla solitudine che sentiamo nelle loro parole, è difficile porre rimedio.

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