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Abdelhamid ci dice che è difficile per tutti qui in Italia il suo nome e alla fine si fa chiamare solo Abdel. Per non parlare della sua città d’origine, per noi impronunciabile ma ormai casa sua è qui. Infatti è in Italia dal 98, quasi 25 anni dei suoi 50.

“Non trovavo lavoro in Marocco anche perché non ho studiato, sbaglio mio. La mia famiglia si è sempre occupata di agricoltura. Eravamo in 3 fratelli e 3 sorelle: 2 ora sono in Spagna, e uno in Italia, gli altri sono rimasti a casa. La mia mamma è ancora lì, mio papà è morto. Quando ho deciso di partire sono arrivato prima a Foggia e ho trovato lavoro nei campi, raccoglievo i pomodori come hanno fatto tanti. Finché c’è stata la lira pagavano bene poi con l’euro è cambiato tutto ma non in meglio. Tanto lavoro e poca paga e sempre più lavoranti. Mi sono sposato in Marocco ma mia moglie è rimasta lì. Ogni tanto torno in patria, prima una volta l’anno se avevo la possibilità. Ho ben 5 figli: 3 femmine e 2 maschi. La grande ha 19 anni e va a scuola, è bravissima, per me è un grande orgoglio. Da tanti ormai sono a Milano ma anche qui negli ultimi periodi c’è poco lavoro: ho fatto di tutto, ma mi piace fare il giardiniere e sono bravo. Ma ora non ho una casa, sto al dormitorio. Il covid ha peggiorato le cose. Io ho voglia di fare ma adesso è davvero difficile. È da prima del 2003 che vengo qui in OSF: non sempre ma so che quando ho bisogno, posso venire qui. Prima riuscivo a pagare l’affitto, a fare la spesa ma adesso non più. Se il lavoro non è fisso, devo venire qui sempre.

Il mio sogno è quello di portare tutta la famiglia in Italia, piacerebbe anche a loro. Adesso li sento solo via Whatsapp ma non è lo stesso”.

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