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Per fare il volontario si sa, occorre tempo. Per questo è più facile vedere all’interno dei servizi di Opera San Francesco dei pensionati che non hanno più impegni lavorativi fissi. Durante il periodo della pandemia però, anche giovani e giovanissimi si sono avvicinati alle nostre attività e in molti sono rimasti. Alcuni provengono dalle residenze universitarie, altri sono scout della Lombardia, qualcuno dai gruppi Salesiani o delle suore di via Feltre. Ma non solo.

Al momento ci sono anche 5 giovani frati studenti Cappuccini di Teologia nei servizi di Mensa Velasquez, Mensa Kramer e Docce e Guardaroba. Uno di loro è Ivica.

Per ora ha svolto solo pochi turni di volontariato al Servizio Docce e Guardaroba, ma lo stesso con piacere ci racconta la sua esperienza. Viene dalla Croazia e ha 30 anni. È qui in Italia dal 2018 e a Milano da 1 anno. Durante il percorso di studi, i formatori dei frati consigliano loro di fare volontariato e li indirizzano anche nel servizio che ritengono più opportuno. “Ho iniziato con Docce e Guardaroba. In passato avevo già provato le mense dei poveri ma questa esperienza è totalmente diversa. Non mi aspettavo di dover fare ciò che ho fatto. Ci sono molti compiti diversi e diverse regole. Le postazioni sono 5 e così le fasi di lavoro. Mi sto ancora abituando. Io le persone che vengono a lavarsi in OSF li chiamo fratelli, non utenti o poveri. Quel che vedo mi dà da pensare, mi tocca profondamente. Non c’è tempo purtroppo per parlare con loro per coinvolgerli in un dialogo. Io cerco comunque di comunicare loro con lo sguardo, con un sorriso. Voglio dirgli che sono benvenuti, che sono accolti, parte della famiglia. Ci sono tante storie diverse, alcuni sono arrabbiati, non si accorgono nemmeno del servizio che gli stiamo dando, ma in generale mi sembrano contenti della possibilità di fare la doccia. Presto farò anche servizio in Mensa, faccio 3 o 4 mesi in ogni servizio per apprenderlo al meglio”.

Raffaele

L’altro giovane con cui abbiamo parlato è Raffaele, 28 anni, ingegnere. “Sono sempre stato impegnato nella mia comunità come educatore di adolescenti in oratorio. Poi ho voluto fare altre esperienze e cercare nuovi spazi. Mi ha consigliato il mio prete di fare servizio alla Mensa dei Poveri di OSF. Ho fatto una prova e adesso da 1 anno al martedì sera sono lì. Avevo già visto dei luoghi simili quindi non mi sono trovato spiazzato vedendo chi ha delle difficoltà, però ho notato quanti tipi di povertà ci siano, alcune mi fanno più impressione di altre. Per esempio mi tocca particolarmente sapere che degli anziani non ce la fanno ad arrivare a fine mese e devono rivolgersi a OSF per mangiare. Molti si lamentano, non per quel che riguarda OSF ma per ciò che vivono giornalmente e che riversano poi con chi incontrano in Mensa: noi volontari o gli altri ospiti. Ci sono però anche tante persone che ci sorridono e ci ringraziano. Il parere sui servizi mi sembra comunque positivo. Non è semplice in Mensa avere la possibilità di parlare con loro, c’è tanto da fare e loro spesso sono sfuggenti. Mi è rimasto impresso un uomo romano che mi ha chiesto di fotografarlo mentre mangiava, era tutto contento e poi mi ha detto che si vedeva che noi volontari facevamo tutto con il cuore”.

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