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Non è semplice trovare tra gli ospiti dei servizi di Opera San Francesco chi dia disponibilità a raccontare la propria vita, spesso misera e sfortunata, e per di più a farsi fotografare. Chi avrebbe piacere a ripensare a una condizione di povertà? Pochi.

Qualcuno però accetta perché sente il bisogno di parlare con qualcuno. E magari vuole ripensare anche alle piccole gioie del passato.

Il 6 dicembre, quando incontriamo Valentino, è sorridente anche se ha un’aria malinconica. Si è appena lavato, e già la vita gira meglio dopo la doccia. Compirà 59 anni il 30 dicembre.

“Facevo il collaboratore scolastico, poi l’operaio agricolo. Sono del Trentino. Ma il Signore mi ha mandato qui. Sono arrivato 2 anni fa. Avevo un fratello che mi era molto caro ma è morto di covid, era malato, aveva un tumore. Mi manca un casino.

Fino all’anno scorso avevo un lavoro. Vivo alla giornata adesso, dormo in un dormitorio a Quarto Oggiaro. Siamo in 4, mi trovo bene ma a volte mi tocca chiedere l’elemosina. Ho mandato anche dei cv ma mi dicono tutti che sono troppo vecchio. Poi ho fatto solo la terza media. Ora non ha senso tornare in Trentino, non ho niente e nessuno là ormai. Ho un altro fratello ma non ci frequentiamo.

Fino a luglio ho dormito per strada in San Babila. Me la ricordo la prima volta, avevo paura e mi hanno derubato. E senza cellulare è un casino.

Per il futuro mi devo rivolgere a Dio. L’anno scorso ero felice a Natale, ero tornato a casa in Trentino, da amici. Però quest’anno anche se sono qui sono invitato da un amico cubano a casa sua. Si riesce a fare amicizia anche stando per strada, più semplice qui che al mio paese”.

Mentre Valentino firma dei documenti si accorge che è San Nicola e dice: “Mi ricordo che il 6 dicembre a casa mia si festeggiava: si chiamava San Nicolò, in realtà è la notte in cui si mettevano del sale e la grappa per il santo e l’asinello. Che bei ricordi, roba di secoli fa. Ormai il Natale non è più lo stesso”.

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