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Lo si legge spesso: i cittadini che si dedicano al Terzo Settore sono molti. Il numero dei volontari italiani continua a crescere. Secondo gli ultimi dati ISTAT, il 9% della popolazione si dedica ad attività di volontariato per un totale di 5.500.000 persone. Numeri positivi, ma non in linea con le cifre registrate in altri paesi europei. Per esempio la percentuale di persone attive in questo campo in Gran Bretagna è del 27%. Tra questi, i giovani sono la fetta più esigua ed è semplice capire il perché: spesso hanno meno tempo a disposizione a differenza ad esempio dei pensionati. Anche in Opera San Francesco ci sono dei giovani volontari, uno di loro è Pietro, 21 anni studente universitario di Milano con cui abbiamo fatto quattro chiacchiere.

“Sono stato un volontario della Mensa di corso Concordia da settembre 2020 fino a giugno 2021. Avevo da tempo il desiderio di prestare servizio all’interno di una Mensa per i poveri e mi sono attivato per cercarne una. Ho conosciuto OSF dopo aver parlato con altri frati della mia zona. E non c’ho pensato tanto: mi sono subito presentato personalmente e fortunatamente l’ho fatto in un periodo in cui cercavano volontari perché stava scattando la seconda ondata di covid e inevitabilmente ci sarebbero state delle defezioni e dunque avrebbero avuto presto bisogno di persone disponibili. Ho fatto il colloquio e mi hanno “preso” subito. Prestavo servizio la sera del lunedì insieme a circa altri 10 volontari. Era un momento particolare perché da lì a breve sarebbe iniziato il coprifuoco e uscire e vedere gente mi ha fatto ancora più piacere.

Pietro volontario OSF

Venivo da una precedente esperienza in una mensa molto più piccola, con circa 30 ospiti e quindi ero abbastanza abituato alle dinamiche e alle possibili situazioni in cui ci si può trovare. Per intenderci, un ambiente molto più simile a quello della Mensa di piazzale Velasquez che a quella di corso Concordia. Da subito ho notato le profonde differenze: qui in OSF c’è una grande organizzazione e tutto funziona alla perfezione. È necessario che sia così per via del gran numero di ospiti che quotidianamente ne usufruiscono. In generale è tutto funzionale.

In OSF l’esperienza è andata talmente bene che mi hanno chiesto di diventare referente. Mi è piaciuto essere un volontario e ho coinvolto anche altri amici per qualche turno e persino i miei genitori che in questo modo hanno potuto vedere di persona quali fossero i miei compiti in Mensa… oltre a mangiarci!

Certo la pandemia è stato un momento particolare per “vivere” un ambiente simile ma ho riscontrato nella maggioranza degli ospiti sempre grande disponibilità. Qualcuno era un po’ infastidito da tutte le regole ma in generale sono stati tutti collaborativi e ben disposti. Mentre sei lì vedi un po’ di tutto: una volta ho dovuto chiamare anche l’ambulanza e hanno sedato un ospite che era parecchio agitato…ma può capitare…

Ora devo finire lo stage per i miei studi universitari – Pietro frequenta Linguaggi dei media in Cattolica – e poi ho intenzione di riprendere il volontariato in Mensa. Sarebbe bello fare un turno a settimana tutto di giovani in modo da creare una sorta di gruppo, di comunità. Sarebbe oltre che utile, divertente “.

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